Mag 132008
 

FESTIVAL DELLA FILOSOFIA: ’68 tra pensiero e azione
ROMA 17 – 20 Aprile 2008 – Auditorium Parco della Musica

Filosofia.gif Per il quarantennale della rivolta giovanile mondiale del ’68, presso l’Auditorium si sono tenute, nell’ambito del Festival della Filosofia, numerose tavole rotonde, convegni, prolusioni di importanti filosofi della storia, politici, giornalisti.
Rendiamo conto di quelli cui ci è capitato di assistere.

L’America del ’68. Presenti Bruno Cartosio, Furio Colombo, Lynn Dumenill, Todd Gitlin, conduce Alessandro Portelli.

Questa tavola rotonda è stata una delle più interessanti del festival. Dopo la proiezione di spezzoni di importanti films sul Mouvement, come “Milestones” del grande regista underground Robert Kramer, il ’68 americano è stato rievocato dal punto di vista storico da Furio Colombo, allora corrispondente Rai negli Usa. Colombo fu testimone delle battaglie per i diritti civili di Martin Luther King (che conobbe di persona), del movimento dei neri che sfociò nelle battaglie di strada delle “Black Panthers”, del sogno dei Kennedy e della loro fine, delle manifestazioni pacifiste contro la guerra in Vietnam.
Bruno Cartosio, studioso dei movimenti, ha evidenziato come fosse pienamente fallito il proposito degli studenti pacifisti di unirsi al movimento operaio, che non li comprese e li respinse, in maniera molto più netta di quanto sarebbe poi avvenuto in Italia (ove ci fu, per alcuni periodi, una parziale saldatura) ed in Europa.
Molto interessante la testimonianza della militante femminista e docente di Storia Contemporanea Lynn Dumenill che ha raccontato di quanto fosse, anche in America, contraddittorio il rapporto uomo donna all’interno del movimento, che portò varie volte le donne al separatismo. L’accademica ha anche fatto il paragone tra gli Anni Trenta, che furono caratterizzati dalla speranza del New Deal roosveltiano, e l’impeto anti-istituzionale degli anni Sessanta, foriero di molte utopie, e che tutt’ora, negli States, è considerato il paradigma e lo spartiacque tra chi è progressista e chi è conservatore.
E’ stato sottolineato, in particolare dal Professor Gitlin, ex leader del Movimento SDS (Students for Democratic Society), l’importante ruolo svolto dalla cultura della “Beat Generation” e del successivo movimento Hippy, nel cambiamento dei costumi sociali, nello sviluppo della musica, con le grandi canzoni di Bob Dylan , di Joan Baez, e di tutti i musicisti della West Coast.
Questi fermenti culturali, che investirono ogni forma d’arte, furono determinanti nella messa in discussione del tradizionale principio di autorità e nella nascita di una “nuova cultura alternativa” al potere dominante.
Portelli, da studioso delle culture subalterne nordamericane, ha messo in rilievo che da quelle esperienze sono partite tutte le culture alternative che hanno permeato il pensiero libertario europeo: tutti noi, nel costume, nell’abbigliamento, nelle modalità di relazione tra le persone, siamo stati influenzati da esse, anche se non sempre ce ne siamo resi conto.

L’Istituzione negata. La fine dell’ospedale psichiatrico e i nuovi problemi della sofferenza. Presenti Simona Argentieri, Giovanni Jervis. Conduce Pietro Calissano

Prendendo lo spunto dal libro di Franco Basaglia, “L’Istituzione negata”, scritto nel ’68, si è svolto un appassionante dibattito sulla sofferenza mentale dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici seguita alla promulgazione della Legge 180, che trasse ispirazione da quel volume.
Il dibattito è stato preceduto da alcune suggestive sequenze del film “La seconda ombra” di Silvano Agosti, che descrive una drammatica esperienza basagliana, durante la quale il medico si camuffò per studiare da vicino le condizioni di vita dei malati nell’ospedale psichiatrico.
Simona Argentieri, autrice di pregevoli opere che investigano il rapporto tra psicoanalisi ed arte, in particolare il cinema, ha difeso il ruolo dello psicoanalista e dello psicoterapeuta nella cura della sofferenza mentale, citando numerose esperienze; Pietro Calissano ha introdotto il moderno concetto di Neuroscienze e Giovanni Jervis, che condivise molte esperienze con Basaglia prima e dopo la chiusura degli ospedali pscichiatrici. Jervis, pur riconoscendo che la ventata antiautoritaria del ’68 ha dato un grande impulso allo studio ed alla battaglia contro l’alienazione e la sofferenza mentale, ha criticato l’antipsichiatria sorta da esso, che di fatto la nega, riducendola a mero effetto delle condizioni socio ambientali in cui vive il soggetto sofferente, con la conseguenza di appiattire ed unificare i casi clinici, arrivando alla negazione della malattia mentale.
In realtà la psichiatria moderna, pur tenendo conto delle esperienze antiautoritarie, non nega la malattia mentale ed investiga soprattutto nell’ambito del soggetto sofferente, delle sue relazioni, del suo vissuto, le cause del suo dolore ma non solo in quelle; essa investiga nella psiche del malato, là dove risiede l’origine del male.
Lo sviluppo delle Neuroscienze, a questo proposito, è fondamentale; naturalmente, in quest’ottica, Jervis non attribuisce grande importanza alla cura psicoanalitica nella sofferenza grave; citando una drammatica malattia come l’autismo, egli vede nello sviluppo delle nuove discipline scientifiche qualche barlume di speranza di cura.

Luis Sepulveda: una grande illusione rivoluzionaria; introduce Bruno Arpaia.

L’immaginifico scrittore cileno, autore tra l’altro del bellissimo “La Gabbianella e il gatto”, ha raccontato la sua esperienza di militante in Cile, le illusioni seguite ad una stagione di lotte sociali nate nel ’68, il dramma della dittatura che travolse il debole governo di “Unidad Popolar”, ed il rifugio nella scrittura come antitodo potente al crollo delle illusioni. Con tratti appassionati e coinvolgenti ha raccontato del suo esilio,della sua amicizia con Bruce Chatwin e delle esperienze umane fatte insieme, ed ha delineato brevemente le loro diverse concezioni della poesia e della creazione letteraria.

Etiche della rivolta: 1968 1989. Presenti Daniel Cohn Bendit, Paul Berman,Adam Michnik, Fernando Savater, conduce Paolo Flores D’Arcais.

Di estremo interesse è stata anche questa tavola rotonda, coordinata da Paolo Flores D’Arcais, che ha energicamente sottolineato la natura antiautoritaria ed antitotalitaria della contestazione mondiale del 1968, pienamente appoggiato in questo da un pittoresco Daniel Cohn Bendit, che ha rievocato, essendone stato uno dei più famosi leader, i giorni del maggio francese.
Paul Berman, storico del Mouvement americano, di cui fu uno dei leader (partecipò all’occupazione della Columbia University) ha sottolineato le affinità tra le rivolte democratiche del 1848 in Europa contro gli Stati Assoluti, i movimenti del ‘68 e le rivolte del 1989, che portarono, i primi al superamento delle oligarchie, le seconde allo sviluppo della democrazia dei cittadini, le terze alla fine del totalitarismo comunista.
Tutto ciò ha reso evidente come all’origine di rivolte così diverse ci fosse la stessa radice comune: la necessità dello sviluppo della democrazia, che al centro deve avere, in ogni tempo, la figura del “dissidente”.
Allargando questi concetti, Adam Michnik ha parlato della Polonia, dove il ’68 fu l’incubatore dell’opposizione sociale al regime e che anni dopo sfociò nel movimento di “Solidarnosc” e della Primavera di Praga, che allora non fu capita dai Movimenti occidentali, che furono abbagliati dalla tragica utopia rappresentata dalla Cina di Mao Tse Tung, ma che anticipò ampiamente le rivolte dell’89.
Il filosofo Fernando Savater invece ha descritto un movimento che, nonostante la dittatura, fu presente e squassò la società spagnola, ponendo le premesse per il ritorno, nel 1975, alla democrazia, dopo la morte di Franco.

Le metamorfosi del quarto potere. Dalla rivoluzione dei giornali a internet. Presenti Gianni Riotta, Eugenio Scalfari, Giovanni Di Lorenzo, Laurent Joffrin, conduce Aldo Cazzullo.
Non poteva mancare un dibattito sui mutamenti della stampa a seguito della rivoluzione sessantottina: Gianni Riotta ha sottolineato come i giornali, che prima erano assolutamente legati al potere politico e non riportavano quasi mai notizie scomode, furono attraversati da una grande ansia di cambiamento. Fiorirono nuovi giornali di tutte le tendenze politiche; in particolare in Italia, iniziò la stagione dei reportages e venne sottolineato con grande valenza positiva il ruolo del dissenso nelle moderne democrazie.
Eugenio Scalfari, ribadendo di non aver mai amato il ’68, ha raccontato delle singolari esperienze di redazione allorché alcuni esponenti del Movimento Studentesco furono chiamati per essere intervistati, sottolineando l’ideologismo astratto di cui erano imbevuti, che avrebbe favorito di lì a poco il tragico sviluppo del terrorismo in Germania ed in Italia.
Giovanni Di Lorenzo, Direttore di “Die Zeit” ha sottolineato la difficoltà, per chi risiede all’estero, di comprendere i complicati meccanismi della politica italiana, rilevando che i giornali italiani non fanno molto per semplificarli.
Laurent Joffrin, infine, Direttore di Liberation, ha insistito sulle nuove opportunità di estensione della democrazia che Internet offre, dal momento che è accessibile a tutti e ha rilevato il probabile superamento a breve della carta stampata.

Il Convegno, nel suo insieme, è stato molto interessante ed approfondito: le analisi sono state spregiudicate ed il carattere utopico di quell’epoca e di quei Movimenti è stato ampiamente sottolineato; si è comunque, quasi unanimemente riconosciuto che lo spirito del ’68 è stato libertario e antiautoritario: esso dando voce ai senza voce, ha rappresentato nel bene e nel male, l’avvio di grandi battaglie emancipative, ed in tutto il mondo ha prefigurato l’inizio della globalizzazione.

Recensione by Dark Rider

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