Dic 012009
 

Regia: Michael Haneke
Con: Susanne Lothar, Ulrich Tukur, Burghart Klaußner, Joseph Bierbichler
Durata 145 min. – Austria, Germania, Francia 2009

★★★★½

Il Nastro BiancoAmbientato in un villaggio della Germania tra fine ‘800 e primi ‘900, il “Nastro Bianco”, vincitore del festival di Cannes 2009, si svolge all’interno di una comunità rurale dove la vita ruota prevalentemente intorno alla tenuta del barone. Gli altri personaggi della piccola comunità sono: il medico, la levatrice, il fattore, il pastore della chiesa locale, il maestro, la bambinaia dei figli del barone, di cui si innamorerà il maestro. Proprio il maestro e la bambinaia sono le uniche due persone che vengono da fuori e quindi estranee alla comunità. La storia è narrata da una voce fuori campo, quella del maestro.
Nel villaggio, dove tutto sembra svolgersi in modo ordinato e tranquillo, si verificano dei fatti inquietanti e senza motivazione apparente: una fune sottile e invisibile tesa fra due alberi fa inciampare e cadere il medico da cavallo, il figlioletto del barone e il figlio handicappato della levatrice vengono trovati brutalmente malmenati e seviziati, ed altro ancora.
Il film mostra e si sofferma sul tipo di educazione e di morale, fortemente coercitiva e punitiva, impartita ed imposta dal pastore ai suoi figli, che non lascia spazio al dialogo e alla comprensione e che, in un rimando di causa ed effetto, può produrre per reazione un comportamento di rivalsa su chi è più debole. È ciò che intuisce il maestro. Ma quando cerca di scoprire cosa sia realmente accaduto e perché, si trova di fronte ad un atteggiamento di chiusura volto più a negare l’evidenza che a far luce sui fatti. Anzi questa sua iniziativa suscita ostilità perché vista come intromissione esterna da parte della comunità. Il film si chiude allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, quando anche il villaggio con i suoi abitanti sarà coinvolto in altre vicende della Storia.
La scelta di girare in bianco e nero (che rimanda alla prima serie di “Heimat” di Edgar Reitz) è molto appropriata perché, citando il regista Wim Wenders, “il mondo è a colori ma il bianco e nero è più realistico”. Il film, ben diretto e bene interpretato, ha un impatto credibile reso molto bene anche grazie alla notevole prova dei bambini, che ricoprono un ruolo importante nella storia. Il nastro bianco, da cui il titolo del film, veniva imposto ai ragazzi ritenuti colpevoli di aver commesso peccato, legato fra i capelli per le ragazze e legato al braccio per i ragazzi, in modo che tutta la comunità potesse vedere e quindi sapere.
Intento del regista, come da lui dichiarato, è quello di mettere in relazione come un certo tipo di educazione coercitiva e punitiva che mortifica e annichilisce ogni esternazione dei sentimenti possa aver contribuito all’affermarsi di un fenomeno come il nazismo.

Recensione by Franca

  One Response to “Il nastro bianco (Das Weisse Band)”

  1. […] bianco Il nastro bianco (Das Weisse Band) SlowcultIl nastro bianco (Das Weisse Band) Regia: Michael Haneke. Con: Susanne … 800 e primi 900, il […]

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