Mar 062008
 

Joe Strummer: Il futuro non è scritto, regia di Julien Temple Produzione Gran Bretagna, 2007
Con questo splendido docu-film Julien Temple, già autore di “The great Rock and Roll Swindle” e soprattutto di “The Filth and the Fury” ove delineava mirabilmente il profilo umano e musicale dei “Sex Pistols”, si avvicina alla figura del leader indiscusso dei “Clash”: il compianto Joe Strummer, all’anagrafe John Graham Mellor. Nello stesso periodo della band guidata da Malcom Mc Laren, Joe Strummer diede vita, su presupposti molto diversi, al movimento “punk”.joestrummer.jpg La sua parabola musicale ed umana viene descritta con amore utilizzando spezzoni del programma radiofonico della BBC “London calling”, che fu ideato proprio da leader dei “Clash”. Si inizia così con il travolgente inno politico “White Riot”, in cui si invitavano giovani bianchi e neri a lottare contro il potere repressivo, per passare poi, mediante numerosi spezzoni di concerti, interviste, video amatoriali e persino cartoon ispirati alla vita della band, alla sua incessante battaglia ideologica: partendo da una drammatica descrizione delle condizioni di vita del disagio metropolitano dei ceti meno abbienti, si batte contro i privilegi difesi dal conformismo al potere nell’Inghilterra thatcheriana.
Il film si snoda narrando le tappe del successo planetario dei “Clash”, mettendo in rilievo i forti contenuti sociali e politici che lo stesso Strummer conferì ad essi, al punto da farne una vera Band di “Combat Rock”. Alle splendide ballate “London calling”, “Should I stay or should I go” e “Police and Thieves”, nitide descrizioni delle battaglie metropolitane, si susseguono gli inni di ribellione “I fought the Law” e “Rock the casbah”, fino ad arrivare alla drammatica “The call up” (invito alla renitenza alla leva) ed alla trionfale tournee in America.
Vengono però messi in evidenza anche i drammatici contrasti con Mick Jones e con il manager Bernie Rhodes, che porteranno allo scioglimento del gruppo ed alla fondazione della effimera esperienza dei “Big Audio Dynamite”.
Sarà invece la partecipazione a diversi film, come “Walker” di Alex Cox di cui comporrà anche la magnifica colonna sonora, in veste di protagonista, o “Mistery train” di Jim Jarmusch, a conferire nuovo entusiasmo al musicista, che consacrerà come pochi la propria vita artistica ad una forte tensione ideale e culturale, volta alla difesa degli umili; successivamente, la partecipazione in veste di chitarrista ad alcuni concerti dei “Pogues”, spettacolare ensemble di Folk – Punk celtico, e la fondazione del gruppo “Joe Strummer and the Mescaleros” progetto cui tenne moltissimo, gli doneranno una nuova vita artistica, nella quale approfondirà le contaminazioni con il “reggae”, lo “ska”, “il dub” e la musica rock degli anni cinquanta, già ben presenti nella musica dei “Clash”.
Intorno ad un falò sulle rive del Tamigi portano la loro testimonianza sul musicista molti personaggi dell’epoca, come Don Letts produttore e musicista “reggae”, sua moglie e le figlie, molti fans ed alcuni dei suoi amici: ciò che emerge è un quadro umano complesso, a volte contraddittorio, ma estremamente vivo e profondo.
Ne esce il ritratto di un artista poliedrico e di un uomo che ama la natura, consapevole del proprio ruolo nel mondo, che ha una concezione filosofica dell’esistenza, che si estrinseca soprattutto in un senso quasi religioso del rapporto tra le persone. Egli è conscio comunque dei propri limiti e dei propri fallimenti, come quando deve constatare che sulle bombe americane gettate su Baghdad risalta la scritta “Rock the Casbah”.
Le sequenze del film rappresentano un omaggio esplicito a Joe, che amava riunire gli amici a meditare intorno ad un falò rivalutando, soprattutto negli ultimi anni di vita, la cultura “Hippy”che inizialmente aveva contestato e scorgendo in essa delle grandi opportunità di crescita spirituale.
Le ulteriori interviste a Johnny Depp, a Martin Scorsese, a Matt Dillon, a Courtney Love e a Bono Vox confermano, da diverse angolature, la grande statura artistica e morale dell’uomo.
Ed è questo il messaggio profondo che il visionario regista Julien Temple esprime attraverso il film: la descrizione di un grande uomo, musicista e poeta di indomito coraggio, di grande tensione morale, che ha insegnato alla sua generazione la dignità del lavoro dipendente, la lotta dura ed eroica per la difesa dei diritti dei più deboli, la tensione spirituale volta alla comprensione della drammatica complessità del mondo contemporaneo.

Recensione by Dark Rider

  2 Responses to “Joe Strummer: Il futuro non è scritto”

  1. […] 1980. Se poi nelle sale cinematografiche viene oggi proiettato un docufilm su Joe Strummer [Joe Strummer: Il futuro non è scritto], se ancora esistono fanzine e pubblicazioni che affermano orgogliose che ‘Punk is Attitude not […]

  2. […] da qualche parte la stiano suonando insieme i due miei grandi amici/fratelli che non ci sono più, Joe Strummer e John Lennon, lontani per nascita e cultura eppure così incredibilmente simili nella loro […]

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