Apr 062014
 

Un film di Spike Jonze. Con Joaquin Phoenix, Scarlett Johansson, Amy Adams, Rooney Mara, Olivia Wilde. hervey bay dating Commedia, durata 126 min. – USA 2013.

★★★½☆

her-lei-poster-itaFilm introspettivo, che scava nel profondo dell’animo umano e della sua sempre crescente incapacità di relazionarsi, ecco l’ultimo lavoro di Spike Jonze, l’unico da lui completamente sceneggiato e diretto.

Ambientato in una Los Angeles futuristica ma non troppo, diciamo un decennio a venire rispetto al presente e con toni decisamente più quieti e rassicuranti di quanto il cinema è abituato a servirci in tema di fantascienza, ci racconta la vita di Theodore (Joaquin Phoenix), uomo introverso ma di spiccata sensibilità che per mestiere traspone in lettera le emozioni altrui. Chiuso nel dolore causato dalla separazione dell’adorata moglie nonché compagna di una vita, interagisce con pochissime persone reali (un collega di lavoro, un’amica di vecchia data) mentre passa il suo tempo circondato da palliativi tecnologici di ogni tipo, dai videogames avveniristici alle sexychat. Incuriosito da una pubblicità decide di acquistare il nuovo e sofisticato sistema operativo OS che, nel suo caso specifico, corrisponde al nome di Samantha. Lei è una semplice voce, anche se “semplice” è un’aggettivo che non corrisponde affatto alla sensualità inarrivabile di Scarlett Johansson (nella versione italiana doppiata da Micaela Ramazzotti). Tra i due si instaura immediatamente un rapporto empatico che via via travalica l’ordinario per trasformarsi in qualcosa di sempre più intimo. La perspicacia e curiosità di Samantha riescono a far breccia nell’io di Tehodore che pian piano abbandona tutte le varie barriere difensive per intraprendere un viaggio dentro se stesso, accantonando depressione, solitudine e sensi di colpa ed offrirsi nuovamente ad un ritrovato desiderio di vita, mettendo in gioco i propri sentimenti. In un crescendo di complicità e dipendenza reciproca il rapporto tra i due prende sempre più i connotati dell’amore, quello vero. Ed è talmente coinvolgente che diventa credibile anche al di qua dello schermo. Sicuramente gran parte del merito è da attribuire al bravissimo e versatile Joaquin Phoenix il quale riesce a dare una interpretazione così credibile e commovente del suo personaggio che quasi ci resta difficile immaginare che stia recitando una parte e non sia realmente il vero Theodore quello che stiamo vedendo. E non solo. Riesce a tenere viva la nostra attenzione per tutta la durata del film pur essendo praticamente l’unico (o quasi) soggetto inquadrato. Alla fine è praticamente inevitabile non immedesimarsi con il suo modo di sentire, di vivere quei sentimenti che appaiono universali. È bravissimo nel mettere a nudo le difficoltà e le fragilità dell’uomo, che dalla tecnologia verrà sopraffatto ma solo per l’incapacità di saper gestire la situazione e le proprie emozioni.

Evitando lo spoiler sul finale, voglio sottolineare che Spike Jonze è maestro nel descrivere in tutte le sue sfumature una storia d’amore impossibile, che in quanto tale si accende di passione, si tinge di dramma, si mostra in tutta la sua dolcezza, senza mai sconfinare nel paradossale, ma rimanendo sempre e comunque credibile. Un bisogno così forte di sentirsi complici, intimi e compresi che al giorno d’oggi si fatica a soddisfare e che in un futuro prossimo sarà possibile esaudire tramite una proiezione virtuale, una chat che si sostituisce al rapporto reale. Ma è poi così prossimo o non ci siamo già dentro?

Una sfida difficile, superata in maniera esemplare e coronata meritatamente con l’oscar alla sceneggiatura.

Non scendo nella polemica innescata dal doppiaggio avendo visto solo la versione italiana, ma posso immaginare come in tutti i film, ed a maggior ragione in questo, la versione in lingua originale offra uno spettacolo di gran lunga superiore, se non addirittura un altro film. Per questo motivo è doveroso segnalare che su 170 copie distribuite nelle sale italiane, ben 65 sono in lingua inglese con sottotitoli. A voi scegliere se vedere l’uno o l’altro (o entrambi).

Recensione di Claudia Giacinti.

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