Ago 212012
 

Il riccio e la castagna, di Marta Leri, Ferrari Editore, pp. 152 – € 13,50

★★★★☆

Abbiamo scelto il mese di agosto, per parlare di questo libro, perché l’argomento è di quelli “pesanti”, da affrontare con la mente nello stato di massima leggerezza possibile. E non è solo questo, il punto: si tratta di uno dei temi più scandalosi che esistono – la malattia – e per di più, tra le malattie, proprio quella che si evita persino di nominare, tant’è la paura che evoca. Il cancro (a meno che non si tratti del segno zodiacale) costituisce davvero un argomento triste e sconveniente, anche solo dal punto di vista estetico. Ma noi invece ve lo proponiamo, proprio perché in questo libro non c’è niente di triste, di sconveniente e nemmeno di brutto, nonostante ogni tanto ci sia qualche scena ambientata in un ospedale.

“Il riccio e la castagna”, di Marta Leri, è un romanzo autobiografico, che parla della vittoria sul cancro. O meglio, di una delle tante vittorie possibili: quella di una persona nei confronti della sua malattia specifica, in attesa di un ipotetico trionfo della scienza sul male che oggi fa più paura di tutti. E che probabilmente presto diventerà una delle molte patologie curabili. Già questo avviene per diverse forme di cancro, se prese per tempo. Nel frattempo, chi vi incappa, in genere deve soffrire parecchio, e sopportare pesanti dosi di dolore fisico, farmaci distruttivi, angoscia, insonnia, assenza di futuro. A volte anche mutilazioni, con l’inevitabile difficoltà di accettarle. Marta Leri ha dovuto sopportare tutto questo, nella sua vita vera (l’unica che ha avuto a disposizione!), ma alla fine ha vinto, cioè è guarita. E allora sembra proprio che abbia voluto fare leva sullo stesso atteggiamento positivo che le ha permesso di guarire (questo è ciò che pare emergere, dal libro) , per condividere, il più presto possibile e col maggior numero di persone possibili, questo suo segreto.

La sua così non è stata più una malattia di cui parlare a bassa voce, o non parlare affatto, ma una grossa opportunità di crescita personale, un’occasione per rivedere completamente le priorità della vita e apprezzare ciò che ha veramente un valore. Ma non in assoluto, perché ciascuno deve seguire la propria strada. E la protagonista de “Il riccio e la castagna” coglie l’occasione della malattia per smettere di lavorare (è la scelta più sofferta, perché fa l’insegnante), vendere la propria casa in città e andare a vivere finalmente in campagna. Questo la rende proprio felice ed ha talmente voglia di condividerlo che ci scrive sopra questo romanzo, condito con quel tanto di invenzione che le basta per non trascinare sulla scena pubblica anche le altre persone che fanno parte della sua vita vera. E le riesce benissimo, perché questo libro, di un’autrice sconosciuta, è bello, emozionante e di lettura molto piacevole.

Recensione di Paolo Subioli

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