Gen 132014
 

Roma, Auditorium Parco della Musica, Teatro Studio, 08 Dicembre 2013

★★★★☆

Non è cosa semplice rendere omaggio a John Zorn, uno dei musicisti più complessi degli ultimi decenni. Per rendersi conto dell’importanza del jazzista newyorkese basta guardare la sua sterminata discografia. Straordinario musicista e compositore, il suo mondo musicale è unico nel panorama contemporaneo, capace di combinare generi diversissimi tra loro, reinventandoli in una sorta di ready-made sonoro. Non è dunque sbagliato considerarlo un innovatore sia dal punto di vista compositivo che come sassofonista creando un proprio stile riconoscibile.
La riscoperta delle radici ebraiche ha influenzato buona parte della sua produzione. Nei primi anni novanta fonda i Masada, con cui fonde le sonorità della musica tradizionale klezmer con il jazz d’avanguardia. La formazione sarà estremamente prolifica, creando così un vasto repertorio, i cosiddetti Masada Songbook e i più recenti Book of Angels. Su questo repertorio Gabriele Coen ha incentrato buona parte del tributo in occasione del suo sessantesimo compleanno. Gli rende omaggio su un terreno a lui congeniale essendo egli stesso profondo conoscitore della cultura e della musica klezmer, sia come musicista che come saggista. Come musicista è l’unico italiano ad aver inciso due dischi per la Tzadik l’ etichetta di Zorn.
Il concerto si apre con Lilith, e subito dalle prime note si ha quella inconfondibile sensazione di piacere che viene dalla musica. L’impatto sonoro del quintetto di Coen conferma la prima impressione avuta, la solidità della ritmica è notevole, e grazie anche agli arrangiamenti ricopre un ruolo tutt’altro che di secondo piano. Benny Penazzi con il suo violoncello dona una potenza espressiva rara, assai suggestiva quando gli è affidata la linea melodica dei brani, rendendo a pieno la loro sontuosità. Violoncello e fiati si abbinano perfettamente, sul raddoppio dei temi il primo dona una nota drammatica alla pulizia e la fluidità del suono del sax e del clarinetto.
Ben figurano due composizioni di Coen pubblicate proprio per la Tzadik, Jewish Five e Awakening in cui è evidente l’influenza culturale che ha avuto Zorn su i suoi lavori.
Nel tributo non potevano mancare brani dalla produzione di colonne sonore, i cosiddetti Filmworks e del repertorio dei Naked City la formazione che più di tutte racchiude in se il mondo di Zorn.
Se proprio vogliamo trovare il pelo nell’uovo, l’esecuzione di Snagglepuss (Naked City 1989) è quella che forse mi ha soddisfatto meno. Il brano è indubbiamente ostico, il classico fuoco d’artificio, un collage di suoni e arresti improvvisi, cambi di ritmo, dove è difficile sottrarsi al modo di suonare il sassofono alla Zorn. L’esecuzione non sembrava avere la scioltezza necessaria.
Sicuramente il repertorio dei Masada è quello che più calza a Coen e che gli permette più libertà interpretativa, vista la sua lunga esperienza nel rielaborare in chiave jazzistica la musica tradizionale ebraica. Alla fine del concerto il tempo sembra essere volato, lasciandomi con la voglia di ascoltare ancora buona musica.

Recensione e foto del Signor Giù

Musicisti:

Gabriele Coen sax, clarinetto
Benny Penazzi violoncello
Luca Venitucci fisarmonica
Danilo Gallo contrabbasso
Zeno de Rossi batteria

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