Ott 072011
 

Roma, Chiesa di San Paolo dentro le Mura, 26 settembre 2011
★★★★☆

Una lunga amicizia e anche qualche palco condiviso, come chi legge Slowcult da un po sa, mi lega a Glen Hansard uno dei songwriter piu intensi e importanti provenienti dalla terra d’Irlanda. Nel corso degli anni la sua figura artistica è salita di livello anche e sopratutto al film “Once“, all’Oscar vinto per il brano “Falling Slowly” e per il progetto Swell Season,di cui a breve potremmo vedere un interessante documentario girato on the road. Ma oggi alla Chiesa di San Paolo dentro le Mura di Roma, c’è solo Glen Hansard in splendida solitudine, solo lui le sue chitarre acustiche, una chitarra elettrica e un ukulele (andare in tour con Eddie Vedder ha lasciato conseguenze…). Glen ha cercato dei posti inusuali per presentare e provare davanti a un pubblico i brani che faranno parte del suo nuovo cd solista, ed è un ritorno a quello che Glen faceva negli anni 90 alternando concerti acustici a quelli con la sua band storica i Frames. Anche a cena Glen scribacchia sul suo taccuino, i testi continuano a fluire. le canzoni cambiano di sera in sera, e oltre le nuove creazioni, Glen può sempre attingere al repertorio Frames/Swell Season, nonchè pagare tributo ai suoi fari musicali e di vita. Dopo l’apertura di Oliver Cole (altro songwriter irlandese) che riesce a catturare un’attenta audience, ecco Glen che senza alcuno strumento inizia il suo lunghissimo viaggio musicale con una versione a cappella del traditional “Spencer the rover” resa famosa da John Martyn. ” These words were composed by Spencer the Rover/Who traveled Great Britain and most parts of Wales/
He had been so reduced, which caused great confusion/ And that was the reason he went on the roam”. La Chiesa è affollatissima e ascolta con rispetto assoluto trattenendo il fiato per poi esplodere in un fragoroso applauso che scioglie la tensione anche se Glen per tutta la serata sarà in qualche modo emozionato e intimidito dall’ ambiente sacrale nel quale si trova. Dopo un brano nuovo Glen si cimenta con tre brani provenienti da Swell Season, “Leave” (che viene interrotta quando Glen sente passare fuori un ambulanza su Via Nazionale, l’inizio della seconda strofa ” I hope you feel better…” fa sorridere tutti, Glen incluso), “Low rising” vede sin dai tempi del tour con Swell Season uno snippet di “Sexual Healing” di Marvin Gaye, Glen tentenna, si guarda intorno, guarda gli affreschi sacri e la accenna con discrezione quasi sussurrandola. “in these arms” invece vede l’audience a sostenere Glen in questa dolcissima ninna nanna..(Glen si fa il segno della croce appena dopo aver cantato “If you’re stayin with that asshole” tra le risate generali). E’ il momento di un nuovo brano che apre poi la parte Frames del set che inizia con “dream awake” da “Burn the maps”. La doppietta da “Dance the devil” ovvero “Perfect opening Line” e “Seven day mile” è micidiale, l atmosfera si rallenta con un altro brano da Swell Season l’intensissima “All the way down”. Poi Glen si dirige verso l’organo della chiesa, vuole suonarlo per un nuovo brano, ma non funziona, cosi Glen si sposta al pianoforte lato altare, molti dall’audience si spostano circondando Glen. Non scrivo i titoli dei nuovi brani visto che al momento come scrivevo prima nulla è definitivo. Per questo Glen chiede di non mettere su internet i video di questi, dicendo che poi sarà bello a cd uscito paragonare le versioni tra loro. Tra un diluvio di applausi Glen scende dall’altare e come fanno molti songwriter irlandesi, si stacca il jack e inizia a suonare senza amplificazione. E’ “Astral Weeks” di Van Morrison a infervorare il pubblico con una versione da brividi, seguita da una “You ain’t goin nowhere” di Dylan che Glen dedica a Olivier e compagna all’ultima data di questo tour (Dai prossimi live ci sarà Mark Geary ad aprire). E’ sempre di più il Glen anni 90 che suonava questo brano di Dylan molto spesso durante i solo set. Due nuovi brani portano alla tanta attesa “Falling Slowly” brano che come dice Glen è stato pensato a 2 voci. Anche”When your minds’s made up” riporta ai Frames di “The Cost” (entrambi questi brani poi sono stati riproposti in Swell Season). Poi è il tempo di uno dei capolavori dei Frames da “For the birds” ovvero “What happens when the heart just stops” che vede alla fine un bellissimo snippet di “Caravan” di Van Morrison. Glen stacca ancora il jack e ci delizia con “Say it to me now” (sempre la short version di “Once” e non la full version dei Frames putroppo) e “Gold” brano della band irlandese Interference. Siamo in piena atmosfera “Once”. Gli ultimi 3 brani del lunghissimo set sono un nuovo brano che Glen chiama “Song of good hope” (ed è quella che mi è rimasta più impressa delle nuove), “First time I saw your face” cantata da Oliver Cole e una una versione a 3 voci di “Forever young”, Glen, Olivier e Fiachre il tour manager/roadie sin dai tempi dei Frames. Già concerto dell’anno per me, un atmosfera incredibile per un Glen in grande forma, con tanta voglia di suonare solo per l’amore della musica, senza impegni promozionali o altro. Solo musica e emozioni, come dovrebbe sempre essere. Glen tornerà live nel 2012 forse con una “small band”. Don’t you dare miss him!

recensione di Fabrizio Fontanelli

foto di Fabrizio Forno

  One Response to “Glen Hansard: Astral Gig”

  1. Bellissima recensione! Peccato essermelo perso, non sapevo, ci sarei venuta ipervolentieri..

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