Giu 052009
 

Amsterdam, Paradiso, 13/05/2009 – Parigi, Le Bataclan, 18/05/2009

★★★½☆

Le Bataclan, Parigi, il Paradiso, Amsterdam. Due sale storiche dove suonare il rock, quello vero. La prima è un edificio costruito nella metà dell’800 e recuperato come sala per spettacoli alla fine degli anni sessanta dello scorso secolo. Nel suo curriculum tra le decine di grandi artisti, ci piace ricordare il concerto di Lou Reed, John Cale e Nico che portò alla pubblicazione dell’album live “Le Bataclan ’72”. Un’ altra incredibile location è Il Paradiso, una ex chiesa che conserva intatte le vetrate dell’edificio di culto originario. Anche qui un lungo palmares, con Rolling Stones, Nirvana e Nick Cave su tutti. Sono due sale abbastanza piccole quindi il sold out per il tour di Polly Jean Harvey è inevitabile già a due mesi dall’evento stesso. Fuori ai due locali gente con cartelli e scritte disperanti in olandese, inglese o francese, addirittura un uomo sandwich, alla ricerca di un biglietto in più. Già dall’ascolto dell’album “A Woman a Man Walked By” ci si aspettava un concerto meno intimo del precedente tour “White Chalk”. Uno spettacolo che rinvigoriva le più antiche corde di PJ, quelle più sguaiate, quelle più dolci, quelle infinitamente tristi. Ed è proprio questa varietà di umori e toni che ci rende PJ Harvey più attraente del pur ottimo e soave, ma troppo monocorde, White Chalk. Messi nell’armadio i lazzi e i merletti da sposa di White Chalk, Polly Jean si presenta con un vestitino nero a piedi nudi sul palco. Una mise essenziale che non evoca nemmeno lontanamente l’erotismo d’assalto che l’artista inglese distribuiva generosamente nei suoi primi anni di carriera. Nell’ora e venti di concerto PJ accompagnata oltre che da John Parish anche da Eric Drew Feldman (basso, tastiere), Giovanni Ferrario (chitarra, basso) e Jean-Marc Butty (batteria), snocciola tutti i brani del nuovo album, più altri 5 brani dalla precedente collaborazione tra i due artisti (Dance Hall at Louse Point), concedendo a Parish un pezzo dal suo repertorio che, innocuo, scivola via (False Fire).
Si apre con i ritmi trascinanti dei primi due pezzi del nuovo album (Black Hearted Love, 16-15-14), che già da subito obbligano anche il pubblico più distratto ad un ardore sfrenato. Si passa poi ai 5 pezzi dell’album Dance Hall at Louse Point. Di particolare rilievo la scelta di porre l’accento sui temi negativi della guerra con la sequenza Civil War Correspondent-The Soldier. Quest’ultimo, sicuramente uno dei migliori brani del nuovo album, interpretato in maniera sublime e dove la voce di PJ Harvey è riuscita far rabbrividire i corpi accalorati dalla canicola opprimente delle scarsamente ventilate sale. Si ritorna al ciclo dei brani di “A Woman a Man Walked By” con Leaving California forse il brano meno felice dell’album, almeno dal punto di vista della composizione letteraria. Ancora una volta un’interpretazione di grandissima caratura nella bellissima, triste Cracks in the Canvas, in cui la commozione di Polly Jean fa presto a diffondersi, invadendo e pervadendo il pubblico rapito e immobile.
La prima parte va a terminare con la rabbiosa e coinvolgente Pig Will Not, accompagnata dal canto urlato della folla. A grande richiesta per il bis il concerto si chiude definitivamente con April cantata da Polly Jean a mani giunte e con la band a suonare nell’ombra blu elettrico.
Il confronto tra i due concerti, risultati alla fine molto vividi e caldi, è utile soltanto ad evidenziare una certa qual rigidità nella preparazione dello spettacolo. Le due esibizioni sono sembrate infatti la fotocopia l’una dell’altra, con una scaletta ed una durata identica. L’unica nota di interattività con il pubblico e fuori dallo schema si è avuta al Paradiso, con Polly Jean che nell’anticipare la splendida Cracks in the Canvas ci racconta la recente perdita di una persona cara e che per evitare di commuoversi durante l’interpretazione del brano guarderà continuamente ad un “finger puppet” (pupazzo da dito) tenuto dal tastierista Eric Drew Feldman.
L’altra piccola differenza l’ha fatta il pubblico francese, che alla fine ha mostrato il suo lato “latino”, molto più generoso di acclamazioni e applausi, con doni di ogni tipo appoggiati sul palco prima e dopo l’esibizione.
Senza essere ingenerosi potremmo dire che, si, il concerto è stato trascinante e ben curato, Polly Jean splendida, ma che la sensazione di freddezza instillata da uno schema troppo rigido nella preparazione dello spettacolo e dalla durata “sindacale” ci lascia un po’ insoddisfatti. È pur vero che guardando alle scalette delle date statunitensi si scopre che noi europei siamo stati privilegiati da almeno 5 brani extra. In futuro, lo prometto non mi lamenterò più!

Recensione by Magister

Scaletta

  One Response to “Le Bataclan vs Paradiso: PJ Harvey a piedi nudi sul palco”

  1. […] (=Paolo Benvegnù), ed internazionale come John Parish, già in duetto con la nostra amatissima PJ Harvey, Hugo Race dei Bad Seeds per finire con Stef Kamil Carlens degli altrettanto amatissimi dEUS. Dal […]

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