Mag 272012
 

Miami and the Groovers: Good Things

★★★★☆


I Miami and the Groovers sono dei Believers. Credono ciecamente e fermamente nella fede del rock’n’roll. Il rock quello classico, diretto, che parla della vita quotidiana, del sudore, del sapore delle strade e dei percorsi umani da raccontare. C’è tutto questo nei tre dischi (piu un ep e un Official Bootleg) della band romagnola. Ma soprattutto c’è un contatto costante con l’audience, un suonare sempre, anche in formazioni ridotte per portare on the road il loro immaginario. E non scampa da questo rituale questo lavoro. Lorenzo Semprini, l’instancabile e carismatico leader ci porta in un racconto di vita vera e sentiamo proprio le sue parole per Slowcult:

“E’ il nostro terzo album, di cui andiamo molto fieri. E’ un disco di “resistenza umana” a questi tempi duri e difficili, sono 12 storie di persone che non vogliono arrendersi e che vogliono continuare a camminare e sognare nonostante siano stati (anche pesantemente) presi a pugni dalla vita.
Non è un album di finto ottimismo. E’ un album di speranza e di resistenza. Come ben raffigura la copertina del disco: c’è il buio attorno a noi, c’è lo sporco, c’è un senso di isolamento, ma soprattutto c’è una porta che fa rientrare una luce quasi accecante, che illumina fuori qualcosa di migliore.
E’ attraverso quella porta che i personaggi di queste canzoni vorrebbero passare.
Alcuni ce la faranno, altri probabilmente no, ma comunque tutti ci proveranno finché avranno energie, aria da respirare e scarpe con cui muoversi e camminare.
E’ un’era che a livello economico, sociale, culturale ci sta presentando un conto molto salato.
E spesso chi si ritrova a pagare questo conto ha meno colpe rispetto a chi quel conto lo vede passare sotto i suoi occhi e lo sposta il più lontano possibile.
Non a caso il disco si chiude con un brano che si chiama “We’re still alive”, dove il senso di sopravvivenza si mischia alla gioia di godersi le “cose buone” che questa vita alla fine ci regala.
E’ stato per noi un piccolo viaggio attraverso noi stessi ed attraverso l’Italia che spesso giriamo in un monovolume, dalle grandi città ai paesi più sperduti. E speriamo che sia un album che vi tenga compagnia nel vostro viaggio, ovunque esso vi porti.
-there’s a lot of good things, they’re coming our way-”

Speranza dunque, luce nell’ombra, riferimenti cinematogafici (Audrey Hepburn) per un lavoro che ci fa riavvicinare al songwriting americano di qualità con un inossidabile fede nell’uomo sempre in bilico tra i lati oscuri e pieni di luce.
Per tutti coloro che cercano spicchi d’America e un songwriting molto asciutto ma vero e sentito nel nostro Paese.

Da segnalare i compagni di viaggio per questo racconto dei Miami:Alex Valle (banjo, pedal steel di F. De Gregori), Antonio Gramentieri (chitarrista, Hugo Race, Sacri cuori), Heather Horton (violino, Michael McDermott), Riccardo Maffoni (pluripremiato cantautore rock-folk) ed Israel Nash Gripka uno degli astri nascenti del songwriting americano.

Recensione di Fabrizio Fontanelli

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