Ott 042012
 

 JURI CAMISASCA: LA FINESTRA DENTRO (1974, Bla Bla BBXL 10005)

 Durata: 36’:14’’Brani: 1) Un galantuomo 2) Ho un grande vuoto nella testa 3) Metamorfosi 4) Scavando col badile 5) John 6) Un fiume di luce 7) Il regno dell’Eden

  ★★★★☆

Nel corso dei gloriosi anni ’70, diverse sono state le proposte musicali in grado di distinguersi per originalità e sperimentalismo, non esclusivamente all’interno dell’alveo della musica progressive. Una di queste figure è indubbiamente incarnata da Roberto Camisasca detto “Juri”, personaggio atipico all’interno della scena pop, disinteressato alle sirene dello show bussiness in nome di una coerenza personale rigorosa quanto ammirevole.

L’incontro con Franco Battiato avvenuto nel 1974 durante le registrazioni di Clic, quarto disco del cantautore siciliano (al quale Camisasca partecipa), offre al giovane Juri la possibilità di entrare nella storica scuderia Bla Bla, label interessata a lavori d’avanguardia in linea con i primi tre dischi dello stesso Battiato, ossia Fetus, Pollution e Sulle corde di Aries. Nello stesso anno, vede quindi la luce il primo album solista di Juri Camisasca, il celeberrimo La Finestra dentro. Arrangiato da Battiato coi fidi musicisti della scuderia Bla-Bla (Gianni Mocchetti, Gianfranco D’Adda, Mario Ellepi e Lino “Capra” Vaccina tra gli altri), Camisasca costruisce un disco incredibilmente compiuto e maturo, omogeneo nel sincretismo tra elementi surreali e piccole storie quotidiane dal vago sapore fantascientifico. L’utilizzo della voce, ora rauco ora celebrativo, resta il perno centrale di tutta l’opera, grazie alla modulazione che l’artista effettua scorrendo di brano in brano sfruttando le sonorità eteree costruite dal VCS 3, suonato dall’amico Battiato, intessendo una trama che rinsalda alla perfezione brani come Un fiume di luce ed Il regno dell’Eden, degne conclusioni di un disco che affonda le proprie radici nella passione di Camisasca per la cultura orientale ma soprattutto per la meditazione, vero e proprio stato di necessità che di lì a poco condurrà il musicista ad un punto di rottura radicale con la società circostante. L’incastro dei brani accorpa magistralmente la disillusione (Ho un grande vuoto nella testa) a considerazioni di stampo nichilista (Metamorfosi), fino a deflagrare nell’invettiva di Scavando col badile, sei minuti di pura follia narrativa nei quali gli avvenimenti descritti sembrano quasi teorizzare un ipotetica palingenesi civile con gli animali che rovesciano gli umani in un collage di orwelliana memoria. La forza eversiva dell’iniziale Un galantuomo resta comunque inarrivabile: la descrizione in prima persona di un essere pervaso da forme di vita che divengono paradigma delle ansie e delle pulsioni della società contemporanea, raffigurate in un quadro straniante dai toni decadenti, rende questo brano una perla di rara bellezza e concisione, uno dei momenti più alti dell’opera alla pari di John, commossa rievocazione della scomparsa di un conoscente che affonda il coltello nel qualunquismo sociale raccontando una struggente storia di prostituzione transessuale (siamo nel 1974…!!!).

Le buone recensioni dell’epoca non stimolano tuttavia positivamente Camisasca. Sempre in preda alle proprie inquietudini, il cantautore pubblica appena un altro paio di brani (tra cui la bellissima Himalaya) prima di rinchiudersi in un monastero benedettino. Ne uscirà dopo ben undici anni, pubblicando un disco di musica sacra d’estrazione sperimentale, Te Deum (1988, EMI/Ottawa), quindi Il Carmelo di Echt (1991, EMI) ed Arcano Enigma (1999, Mercury), a tutt’oggi la sua ultima fatica in campo musicale. Se si eccettuano infatti alcune collaborazioni succedutesi con artisti del calibro di Milva, Alice, lo stesso Battiato, la carriera del Camisasca musicista si conclude qui. La scelta di vita monastica del cantautore, infatti, è mutata nella forma ma non nei contenuti: oggi Juri Camisasca riversa il suo talento sull’arte pittorica, sempre in solitudine ma al di fuori del convento, bensì da placido eremita ai piedi dell’Etna.

La Finestra dentro resta, dopo quasi quattro decenni, un piccolo capolavoro che fa la spola tra il progressive del periodo ed uno sperimentalismo dai toni avanguardistici. La rarità dell’edizione originale dell’LP la dice lunga sulla considerazione degli appassionati per quest’opera: inoltre, l’edizione in CD della Artis, fuori catalogo da diversi anni, ha reso questo lavoro difficilmente reperibile per lungo tempo. Fortunatamente, l’etichetta GDR ne ha recentemente pubblicato un’ottima ristampa in versione digipack, rispolverando definitivamente un disco legato a doppio filo alla personalità di un autore considerato di culto nonostante l’esiguità della propria produzione, tanto irregolare quanto coerente. Del resto, Camisasca l’aveva già spiegato chiaramente nel 1974: vada come vada, “io sarò sempre un Galantuomo”.

recensione di Fabrizio 82

  One Response to “Juri Camisasca: La Finestra Dentro”

  1. L’album e’ fantastico.
    La ristampa della GDR su cd (l’unica al momento disponibile) purtroppo non e’ affatto ottima: e’ una copia del vecchio cd della Artis, tratto da un vinile molto danneggiato, su cui sono udibili molti pop/click fastidiosi;
    spero che prima o poi venga pubblicata una versione accettabile su cd

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