Mag 212018
 

 

Rieccoci a conversare con i nostri vecchi amici Traindeville, già ospiti di una slowfesta nonchè sempre vicini alle iniziative umanitarie da noi organizzate, come il Bowie Tribute o la serata di solidarietà in favore di Amatrice e Accumoli. Li incontriamo di nuovo in occasione dell’uscita del video della title track del loro secondo album; ecco qui di seguito l’intervista relativa a questa nuova produzione.

Già dal vostro primo EP Canzoni da Viaggio era chiaro il percorso musicale da voi perseguito: il tema del viaggio come motore, modalità di scoperta, di conoscenza, di soffio vitale. Il nuovo video girato in Belgio conferma questa vostra scelta.

Sì, decisamente il fatto stesso di viaggiare ci dà moltissimi stimoli per continuare a raccontare storie e anche per scoprire cose nuove su di noi, sia umanamente che artisticamente. Non potrebbe essere altrimenti per un progetto musicale nato proprio durante un viaggio, nel lontano 2012 in India! Crediamo comunque che la cosa fondamentale sia conservare una certa attitudine: i fatti della vita ci hanno portato a rimanere in Italia più di quanto avremmo voluto ma abbiamo mantenuto un punto di vista particolare anche sulla realtà del nostro quotidiano. Come diceva Marcel Proust, “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”.

Caffè Fortuna” è la title track del vostro secondo album, cosa vi ha spinto a dare maggiore risalto a questo brano, rispetto agli altri della raccolta? Quanto di questa scelta ha influito nella creazione del video?

Da sempre volevamo approfondire il tema della memoria e della vita nelle miniere: la canzone è nata proprio in Lussemburgo, dopo che abbiamo visitato le miniere di Esch-Sur-Alzette. Personalmente io avevo sempre avuto il desiderio di visitare il Bois du Cazier a Marcinelle: una miniera di carbone nel cuore dell’Europa in cui lavoravano persone di tante nazionalità e culture diverse, tristemente famosa per la terribile tragedia avvenuta l’8 agosto 1956. Ho letto molti libri bellissimi sull’argomento. E’ stato detto che solo dopo Marcinelle si è iniziato a parlare seriamente di sicurezza sul lavoro e che l’Europa moderna sia nata proprio in quei giorni… al di là di questo, da sempre sento una forte fascinazione per i luoghi della memoria e il Bois Du Cazier è uno di questi.

Traindeville - video "Caffè Fortuna"

Traindeville – video “Caffè Fortuna”

La migrazione, tema che soprattutto nella prima metà del novecento vedeva tanti italiani allontanarsi dalle terre di origine in cerca di fortuna all’estero e che ora ci vede spesso insofferenti ed intolleranti verso coloro che arrivano nel nostro paese, è un tema centrale non solo delle vostre canzoni, ma del nostro tempo. Come si concilia accoglienza con integrazione nella crisi economica che tuttora ci attanaglia, come si può riuscire a far passare il segnale che i flussi migratori oltre che inarrestabili possono essere un’opportunità ed un arricchimento?

Le migrazioni ci sono sempre state, è la politica che le strumentalizza per distogliere l’attenzione delle persone da altri problemi. In ogni crisi c’è opportunità e in ogni incontro c’è una possibilità. Credo faccia proprio parte della natura umana l’attitudine – se c’è la volontà, ovviamente! – a volgere in positivo ciò che all’inizio può apparire disturbante, ‘diverso’. Quanto alla crisi, è da quando sono entrata nel mondo del lavoro, circa trent’anni fa, che sento questa parola: troppo spesso viene usata come alibi. Se c’è volontà di integrazione le soluzioni si trovano. Il resto è demagogia, cattiva coscienza. Tantissime persone vengono qui per sfuggire alla miseria e alla guerra, e in troppi casi vengono sfruttate da un sistema ipocrita che grida all’invasione, ma che poi subdolamente si alimenta grazie a questa nuova forma di schiavitù. Tutto questo non ci deve far dimenticare da dove veniamo e quello che si diceva degli italiani in America, o per l’appunto in Belgio. Eravamo merce umana, carne da fatica.

Da un punto di vista artistico poi l’immigrazione è un grande arricchimento e una interessante possibilità: entrare in contatto con culture, suoni e modi diversi di concepire ed esprimere la musica è fondamentale per evolversi, creare un nuovi percorsi e destrutturarsi rispetto alle concezioni, spesso rigide, che ci siamo creati nel tempo.

Traindeville - video "Caffè Fortuna"

Traindeville – video “Caffè Fortuna”

Nel corso del recente viaggio in Belgio avete avuto modo di incontrare le comunità locali di origine italiana? Se sì, che esperienza è stata?

In Belgio siamo rimasti per pochissimo tempo ma abbiamo avuto modo di incrociare un paio di persone di seconda generazione, oggi titolari di attività imprenditoriali di successo: penso che questo dica tutto. In Lussemburgo, dove è nata la canzone “Caffè Fortuna”, abbiamo conosciuto esponenti delle associazioni degli italiani che vivono lì ed è stato molto interessante. E’ un percorso che continuerà e che speriamo di potervi raccontare molto presto. Il prossimo 15 giugno infatti saremo di nuovo a suonare in Lussemburgo per la “Fete de la musique et des cultures de Gasperich” e il 16 suoneremo per Radio Ara, una emittente locale che nello scorso gennaio ha presentato il nostro “Caffè Fortuna” come disco del mese.

Dalla vostra breve esperienza, essendo il Belgio il cuore dell’Europa Comunitaria, quale Europa avete visto da laggiù? Quanto è lontana l’Italia?

L’Europa è ancora fatta di tante entità diverse: rimane un forte divario tra chi ha e chi non ha. La mia percezione è che in alcuni paesi se non hai possibilità economiche rischi di trovarti gravemente emarginato. In Italia malgrado tutto c’è un po’ più di solidarietà umana. Non sei mai completamente abbandonato a te stesso.

Traindeville - video "Caffè Fortuna"

Traindeville – video “Caffè Fortuna”

Tornando al nuovo album, esso è il risultato di una campagna di crowdfunding andata a buon fine. Che esperienza è stata? Immagino che l’operazione non sia stata solamente una forma di finanziamento dal basso ma un’occasione di un diverso contatto col vostro pubblico.

Certamente è così: è stato un modo per riallacciare i contatti con persone che non avevamo sentito da tempo ma anche per raccontare un percorso, e se vuoi anche per ribadire che non abbiamo santi in paradiso, che vogliamo essere totalmente liberi nel creare i nostri brani e che il nostro pubblico è fondamentale per noi. Il crowdfunding per come funziona in questo momento è uno strumento potente, purtroppo non può bastare e non si può usare per tutti i propri progetti. Ma per questa volta è andata bene. In futuro si vedrà.

Dopo New York, dove avete girato il video del primo singolo La Mia Strada e dopo il Belgio, per non parlare dell’India ritratta in un video precedente, avete già un’idea della prossima location?

Chissà, forse finalmente potrebbe essere Roma! Ci piacerebbe cominciare presto a girare un altro videclip, è un linguaggio che ci affascina. Tecnicamente siamo molto ‘neorealisti’, iniziamo da un canovaccio e poi lavoriamo molto “on the road” lasciandoci guidare dal momento, dalle situazioni. Poi il montaggio di Paolo fa il resto…

Con Slowcult avete suonato il 12 maggio al circolo Arci Il Cosmonauta di Viterbo; qual è il prossimo passo, avete in programma un’estate di concerti?

Sì, stiamo lavorando per le date estive, speriamo di averne tante! Come ti dicevo, a metà giugno torneremo in Lussemburgo, il luogo che ha ispirato la title track. Per le altre date potete seguirci sul nostro sito.

Un’ultima domanda, nell’album c’è una cover di Maremma Amara, dalle suggestive atmosfere da murder ballad: come mai avete scelto questo brano e come nasce la scelta di arrangiamento così particolare?

‘Maremma Amara’ è una canzone che ascoltavo sempre da piccola, i miei avevano un vinile con le canzoni di lavoro. L’ho sempre portata dentro di me ma non l’avevo mai suonata finché un giorno in cui abbiamo suonato alla festa di un frantoio a Farnese (Viterbo), una zona molto vicina alla Maremma, ci hanno chiesto di suonarla. In genere non facciamo mai canzoni ‘a richiesta’ ma in questo caso c’è stata una sorta di magia, forse perché ce lo ha chiesto una persona speciale. Insomma, Paolo nemmeno lo conosceva questo brano, però gli ho detto gli accordi ‘in tempo reale’ e lo abbiamo suonato. Da lì abbiamo cominciato a eseguirlo sempre: l’arrangiamento è volutamente dark, basato su un bordone. Abbiamo eliminato alcuni accordi per dare più risalto al senso epico del brano, proprio perché è una canzone tragica ma ha in sé anche una grande forza. Lo eseguo spesso anche nei concerti del collettivo “TerreDonne”, un bellissimo collettivo di artiste che si è creato dopo il terremoto di Amatrice.

 

Traindeville - video "Caffè Fortuna"

Traindeville – video “Caffè Fortuna”

Ringraziamo Ludovica e Paolo, ovvero Traindeville, una realtà ormai consolidata nel panorama romano, a cui noi di Slowcult auguriamo di proseguire con sempre maggiori soddisfazioni in questo percorso musicale, culturale e sociale che condividiamo pienamente e continueremo a sostenere.

Intervista di Fabrizio Forno

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