Ago 042010
 

“Emotion”
Roma, Villa Pamphilj 27-28 luglio 2010

★★★★☆
La rassegna “Invito alla danza” arrivata a compiere i suoi primi venti anni ha ospitato la “Elisa Monte Dance” nella quiete della bellissima villa romana Doria Pamphilj. Il loro è un vecchio sodalizio poichè la compagnia newyorkese è già stata invitata varie volte e per questa occasione ha presentato “Emotion” ovvero quattro coreografie del suo repertorio che dimostrano l’evoluzione stilistica che l’artista ha avuto nel corso degli anni.
Lo spettacolo è cominciato con uno dei lavori più noti: “pigs and fish” creato su musica di G. Branca. Coreografia decisamente energica e gioiosa in cui subito balza all’occhio la rigorosa precisione e pulizia dei movimenti di tutti i danzatori, con uno stile in cui si rintraccia ancora molto la tecnica Graham. Elisa Monte infatti è stata per numerosi anni prima ballerina proprio della compagnia di Martha Graham, presso la quale ha scoperto il suo amore per la coreografia. In seguito nel 1981 fonderà la “Elisa Monte-David Brown Dance Company” che in breve diventerà la “Elisa Monte Dance” a corollario di una lunga carriera di danzatrice svoltasi anche in altri famosissimi gruppi come il “Pilobolus” e il “Lar Lubovitch Dance Company”.
Il secondo e il terzo pezzo rispettivamente “Treading” e “Volkmann suite” si possono intendere come contigui, poichè pur essendo l’uno un duetto e l’altro un trio, entrambi mostrano come la tecnica della Monte, basata su potenza muscolare e linee di forza che intercorrono tra i corpi, possa creare atmosfere intensamente erotiche. Decisamente più felice “Volkmann Suite” complice anche la meravigliosa musica di Nyman e alcune figure plastiche dei corpi dei tre interpreti i cui improbabili intrecci sfidavano le leggi della fisica. Anche in questo caso la massima accuratezza nell’esecuzione faceva da padrona.
Con la quarta coreografia entra in scena qualcosa di nuovo, di decisamente più attuale. La coreografia “Dreamtime” creata su musica di Van Teighem racconta e prende spunto da riti aborigeni australiani. Qui i corpi sembrano avvalersi di una spinta nuova, quella dell’irrazionale. E’ senza dubbio il momento più coinvolgente dello spettacolo dove si abbandonano le perfezioni levigate e a tratti un po’ algide dei pezzi precedenti e si danza a ritmi più serrati su incalzanti giochi spaziali.
Lo spettacolo è stato un esempio di grande danza, dove l’eccellenza del corpo di ballo era una costante rassicurazione per l’occhio dello spettatore, dal più esigente conoscitore al neofita.
Dispiace che una compagnia di prima qualità come la “Elisa Monte Dance” non abbia avuto il tutto esaurito. Qui parlava la danza, quella pura, quella che non ti offre nulla se non la presentazione di se stessa. E forse per il pubblico di oggi non è più abbastanza: peccato!


Recensione di Claudia Pignocchi
foto di Roy Wolkmann

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