Ott 142018
 

Una ragazzata, regia di Massimo di Michele. con Massimo di Michele e Federica Rosellini. 

Roma, teatro di Villa Torlonia, 8 ottobre 2018

★★★½☆

IMG-20181009-WA0002Viale Pola dista poche centinaia di metri da Villa Torlonia. Non può essere pertanto un caso che lo spettacolo “Una ragazzata” sia stato messo in scena proprio qui. A Viale Pola nel novembre del 75 era parcheggiata una Fiat 127 chiara, nel cui portabagagli furono ritrovate due ragazze: Rosaria Lopez, ormai senza vita e Donatella Colasanti, in gravi condizioni ma ancora viva. Il tristemente famoso massacro del Circeo finisce qui. E’ l’epilogo di una brutta pagina di cronaca nera che oggi diventa una piece che unisce racconto e danza nel tentativo, a nostro parere riuscito, di restituire a più di quarant’anni dall’epoca dei fatti tutta la crudeltà, l’orrore, la follia e l’assurdità di quell’episodio che sconvolse e ancora sconvolge le coscienze di tutti.
La scelta di Massimo di Michele, che si è liberamente ispirato a Tre bravi ragazzi di Federica Sciarelli, è stata quella di lasciare che fosse un gruppo di giovani ballerini dell’Accademia Nazionale di Danza a condurre buona parte della rappresentazione scenica, evitando didascalismi e retorica e limitando la parte più strettamente di prosa ad una serie di letture, la cui parte più corposa e rilevante era costutuita dalla lettura della testimonianza diretta della povera sopravvissuta Donatella Colasanti di quanto fosse avvenuto in quelle terribili lunghissime ore del sequestro e delle violenze nella famigerata villa del Circeo. Si ascoltano le parole lette da Federica Rosellini con partecipata sofferenza, quasi in apnea, in una tensione drammatica che riempie la sala liberty del bellissimo teatro sulla Nomentana e che rapidamente avvolge tutto e tutti i presenti in un soffocante abbraccio di morte. Le coreografie di Fabio Caputo sottolineano la follia del progetto di morte elaborato dai tre aguzzini, rampolli della Roma altoborghese che intrappolano le loro sprovvedute ed ingenue vittime in un perverso festino dagli esiti atroci ed insopportabili, senza mai avere anche ad anni di distanza dai fatti nè la consapevolezza nè tanto meno il rimorso per quanto fosse accaduto. Una performance di forte impatto, dura e necessaria, attuale come non mai in questi tempi in cui la violenza sulle donne è sempre più presente nella nostra società, spesso nascosta tra le mura domestiche e che oggi come allora ribalta paradossalmente il ruolo della vittima che spesso si ritrova a passare doversi difendere e giustificare per essersi trovata coinvolta in queste situazioni.
Un plauso alla produzione dell’Associazione Culturale Comunitaria e al Festival Fabbrica di Roma che grazie al supporto e all’ospitalità del Teatro di Roma hanno reso possibile la realizzazione di questo spettacolo di grande spessore e denuncia dal profondo significato sociale e di coltivazione della memoria.

Recensione di Fabrizio Forno

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