Ott 032009
 

Roma, One Piece Contemporary Art, fino al 15 ottobre 2009

★★★★☆

marlenedietrich Abbiamo incontrato Carlo Madesani, direttore della galleria One Piece Contemporay Art in occasione della mostra fotografica di Mario De Biasi “Donne allo specchio” (cfr. in proposito anche http://www.exibart.com/notizia.asp?IDNotizia=28749&IDCategoria=61 ) e ci ha raccontato la genesi dell’esposizione e alcune storie collegate alle immagini in esposizione.
Inutile, forse, premettere che Mario De Biasi è uno dei più eminenti esponenti della fotografia in Italia. La sua lunga attività di fotoreporter lo ha visto per oltre trent’anni tra gli inviati, assieme a Giorgio Lotti e Fulvio Roiter, dello storico settimanale Epoca, ai tempi in cui era diretto da Enzo Biagi. Ben 132 copertine portano la sua firma e sono il frutto di innumerevoli reportage vissuti sempre con audacia ed umanità. Le sue opere sono state esposte in tutto il mondo e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali, tra cui la designazione di Maestro della Fotografia Italiana conferitagli dalla FIAF.
Presentiamo qui una breve memoria che fa da corollario alle straordinarie immagini del Maestro presentate nella bella sede romana della Galleria, collocata ad un passo da via Margutta, al n° 5 di via Orto di Napoli.
La mostra nasce dall’idea di raccogliere alcuni frutti disseminati nello sterminato repertorio di fotografie che De Biasi ha costruito nel corso della sua lunghissima attività di fotografo, iniziata a Norimberga durante la guerra dove, deportato dai tedeschi, aveva raccolto tra le macerie un apparecchio fotografico disperso. cinecitta
Cercando tra le preziose stampe conservate nella dimora milanese, Madesani ed il Maestro hanno così individuato un filo conduttore, nella relazione che si instaura inconsciamente tra il soggetto e lo specchio che lo riflette. Molte sono le occasioni in cui De Biasi ha avuto modo di ritrarre donne, che fossero attrici, persone legate al mondo dello spettacolo o gente comune. In tutti i casi il loro atteggiamento davanti allo specchio era motivo di introspezione e opportunità per fermare con un tocco istantaneo un ritratto intenso ed espressivo, come quello di Belinda Lee (1957), la sfortunata quanto trasgressiva attrice inglese che aveva varcato la soglia del successo internazionale alla fine degli anni 50. Fu ripresa da De Biasi mentre si osservava con uno specchio rettangolare forse appena estratto dalla borsetta di paglia che portava appesa al braccio. Una immagine di una bellezza coinvolgente in una espressione pensierosa che tradisce forse l’imminente dramma della sua vita, finita in un incidente d’auto a soli 25 anni. Estremamente commuovente è poi l’immagine di una prostituta marocchina scattata in una misera stanza scoperchiata di Marrakesh (1953) [FIG 1]. La donna appare solo attraverso lo specchio, in parte contornata da piccoli ritratti fotografici maschili e femminili infilati provvisoriamente sotto la sua cornice, riferimenti indecifrabili di una storia personale le cui malinconia sembra attraversare l’espressione della donna, mentre si pettina i lunghi capelli neri ondulati che le scendono lungo le spalle nude. Gli occhi bistrati sono in ombra, ma esprimono una profonda tenerezza per quell’uomo che la pagava solo per ritrarre in quell’istante la rivelazione della sua anima.
E ancora donne umili, ma fiere.
Una governante nera di una facoltosa famiglia americana, ripresa ad Harlem (1955) mentre sembra ripassare velocemente il rossetto sulle labbra. E’ in piedi, davanti ad un ampia toletta il cui ripiano di cristallo appare goffamente ingombro di suppellettili, evidentemente appartenenti alla padrona di casa, la cui foto è posta assieme al resto in un portaritratti. Lo specchio è astrattamente vuoto, come in nessun’altra foto della collezione. La governante non vi appare, nonostante sia proprio di fronte a lei, quasi che esso si rifiuti di rifletterla. marrakechMentre l’espressione spavalda della padrona di casa sembra rivendicare il diritto d’uso esclusivo perfino delle sue proprietà intrinseche. Alle figure di donne afflitte per la propria condizione sociale, De Biasi affianca ritratti di altre donne, parimenti angosciate per la difficoltà di preservare il ruolo che la professione le ha assegnato: dalla patetica figura di una comparsa durante una pausa trascorsa alla mensa di Cinecittà [Fig. 2] all’immagine della Dietrich (1956) mentre a Montecarlo si spia nervosamente attraverso uno specchietto tondo da borsetta. L’espressione attenta, una sigaretta tra le labbra serrate appena accesa, il viso tirato con i suoi inconfondibili tratti somatici di una singolare bellezza, mentre le lunghe mani vizze tradiscono i segni dell’età che avanza [Fig. 3].
Madesani mi mostra altre immagini dell’attrice ripresa da De Biasi nella medesima occasione. Come era sua abitudine, fissava molte inquadrature da angolazioni differenti: dalle stampe a contatto delle sue pellicole potrebbero scaturire chissà quanti nuovi spunti per collezionare temi narrativi diversi. Egli, del resto, ci ha sempre saputo stupire. Dai suoi reportage sulla Russia, a quelli su New York, a quello sul terremoto dell’Irpinia del 1980. Ed ha saputo raccontare le storie vissute nelle grandi metropoli, così come le emozioni che scaturiscono dalla osservazione della natura, ritratta negli aspetti più entusiasmanti e insoliti.
In galleria sono presenti anche alcuni storici numeri di Epoca di quegli anni. Madesani mi mostra, ad esempio, le foto di Budapest durante l’invasione sovietica del 1956. Per ciascuna di esse De Biasi avrebbe un racconto delle circostanze da cui trassero origine in un’atmosfera di angoscia e di sangue che egli è stato in grado di percepire e raccontare in una forma tanto tangibile quanto commuovente. Come ha scritto Bruno Munari, De Biasi “ha fotografato rivoluzioni e uomini famosi, paesi sconosciuti. Ha fotografato vulcani in eruzione e distese bianche di neve al Polo a sessantacinque gradi sotto zero. La macchina fotografica fa parte ormai della sua anatomia come il naso e egli occhi”.

Recensione di Alessandro Iazeolla

Mario De Biasi – Donne allo specchio e nuovi lavori a colori
One Piece Contemporary Art
Roma, via Dell’Orto Di Napoli, 5 (00187)
Orario: da martedì a sabato ore 15,30:19,30 – Fino al 15/10/2009
(possono variare, verificare sempre via telefono)
Ingresso: free admittance
Catalogo:Edizioni One Piece Art a cura di Olimpia Orsini e Carlo Madesani, San Giovanni Val d’Arno, 2009; pagg. 24, con tutte le riproduzioni delle opere in mostra b/n e col.
Info: +39 063244575 , +39 063244575 (fax);
onepieceart@libero.it;
www.onepieceart.it

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