Dic 152008
 

Come Dio Comanda, regia di Gabriele Salvatores. Con: Filippo Timi, Elio Germano, Alvaro Caleca, Fabio De Luigi. Produzione: Italia 2008

★★★☆☆

Il fortissimo rapporto d’ amore tra padre e figlio in un contesto grondante pioggia e disagio sociale è il punto cardine su cui ruota l’ intera sceneggiatura dell’ultimo film di Gabriele Salvatores. Tratto dall’omonimo romanzo premio Strega di Niccolò Ammaniti, che quì firma anche la sceneggiatura, il film bissa il precedente sodalizio artistico di “Io non ho paura”.
Al centro la storia di Rino Zena (interpretato da Filippo Timi) emarginato dalla società, xenofobo e violento, che nutre un amore viscerale per il figlio Cristiano (Alvaro Caleca) il quale a sua volta vede il padre come unico punto di riferimento nella sua esistenza già precocemente segnata. Ai due si affianca il personaggio di Quattroformaggi (il versatile Elio Germano) creatura solitaria e cerebrolesa, in cerca di un suo Dio.
Rino è il perno di questa anomala famiglia, è colui che stabilisce le regole, decide ciò che è giusto e sbagliato. I due lo assecondano in tutto, timorosi e adoranti allo stesso tempo, finché un’episodio tragico in una notte di tempesta cambia inevitabilmente il corso delle cose.
Salvatores riesce bene a trasferire sullo schermo le emozioni e le atmosfere del libro anche se, per ovvie esigenze di copione, tralascia alcune figure e situazioni marginali, concentrandosi sui tre protagonisti e spostando il punto di vista dalla loro parte. La società che prima li usa e poi li abbandona, l’assistente sociale (l’ottimo Fabio De Luigi) che è sempre lì, col fiato sul collo, pronto a coglierli in fallo per separarli, la consapevolezza che le idee reazionarie di Rino, trasferite da Cristiano su un tema, sono sì giuste, ma debbano restare nascoste perché diverse e quindi pericolose. Sono loro quì, i diversi, a temere il nostro modo di essere e vederlo come una minaccia.
Il film è forse meno completo del precedente, dove peraltro il filo conduttore rimaneva sempre un rapporto padre/figlio. Sicuramente questo è stato più difficile da realizzare, sia per l’ambientazione prevalentemente notturna e piovosa che per i personaggi così fortemente caratterizzati i quali, a tratti, risultano anche un po’ sopra le righe. Ad eccezione di Cristiano però, che trasmette emozioni con il solo sguardo e ci fa riflettere su come un sentimento autentico e forte come l’amore tra padre e figlio riesce ad imporsi con tutta la sua forza, laddove gli eventi vorebbero farci credere che non c’è più spazio per alcuna umanità.

Recensione by Claudia

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