Gen 132013
 

La migliore offerta. Regia e sceneggiatura di Giuseppe Tornatore. Con Geoffrey Rush, Jim Sturgess, Donald Sutherland, Sylvia Hoeks, Philip Jackson, Dermot Crowley, Liya Kebede. Italia 2012, durata 124 min.

★★★★☆

Virgil Oldman è un raffinato quanto misantropo battitore d’aste. Ossessionato dal bello e dalla perfezione al punto da evitare il contatto/contagio con la quotidianità, si scherma dietro un carattere cinico e aggressivo e una maniacale collezione di guanti che toglie solo al cospetto di opere degne del suo interesse, in particolare ritratti femminili, di cui possiede una meravigliosa collezione segreta, frutto del suo grande fiuto e di una disonestà di fondo tesa a raggiungere i propri scopi ad ogni costo.

La sua vita scorre così, tra un’asta e una valutazione, sino al momento in cui una giovane ereditiera, con un’intrigante telefonata, riesce a mettersi in contatto con lui e a convincerlo, mediante lusinghe e preghiere, di occuparsi personalmente della valutazione di tutti i suoi beni, custoditi un una villa d’epoca dall’aria misteriosa e decadente.

Il crescendo del rapporto tra i due è la chiave di volta del film che, dal taglio grottesco dell’inizio, inizia pian piano a prendere le sembianze del thriller in un crescendo di pathos che si contrappone sempre più alla razionalità di Oldman fino a prenderne il sopravvento con conseguenze imprevedibili nel finale.

Non andando oltre nella trama per non togliere il gusto allo spettatore di scoprire  man mano ogni singolo tassello di un meccanismo che alla fine si dimostrerà funzionante alla perfezione, Giuseppe Tornatore ci regala un film raffinato e di rara bellezza. Lasciata fuori dalla porta la sicilianità che caratterizza la maggior parte della sua produzione, il regista riesce a dare un respiro internazionale a questo film ambientato in un luogo volutamente indefinito.

Ben diverso dall’altro suo thriller “La sconosciuta” dai toni decisamente più noir,  quest’ultimo lavoro è invece caratterizzato da una tensione continua di rimando ad atmosfere Hitchockiane in cui lo spettatore è costantemente proiettato alla ricerca di una verità che il regista, con grande abilità, ci lascia più volte intendere di aver colto per poi tornare a confonderci di nuovo. È un confronto continuo tra vero e falso giocato su diversi livelli: a partire dalle opere d’arte per passare ai personaggi, ai sentimenti e alla trama stessa. Nulla è mai come appare o meglio ciò che sembra diventa il suo contrario, in un infinito gioco di specchi e scatole cinesi.

Tornatore fa centro nella doppia veste di regista e sceneggiatore, coadiuvato dalla magistrale prova di quel Geoffrey Rush, già premio oscar con Shine, sulla cui interpretazione di Virgil Oldman si regge gran parte della riuscita di questo film perfetto in ogni dettaglio, dalla bellissima fotografia alla suggestiva (come sempre) colonna sonora di Ennio Morricone. Un buon inizio per questo 2013 arriva dal cinema, speriamo sia d’auspicio per tutto il resto.

 Recensione di Claudia Giacinti

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