Lug 182016
 

Roma, Monk Club, 28 giugno 2016

★★★☆☆

Damien1Continuano le serate nell’accogliente giardino del Monk, un’oasi di pace dove ascoltare buona musica stando attenti al portafoglio, con la possibilità di portare bambini e lasciarli scorrazzare mentre si assiste a concerti piacevoli come quello di pochi giorni fa del grande Ryley Walker, o come accaduto stasera per Damien Jurado.
Il cantautore di Seattle si presenta in trio, chitarra, tastiere e dodici corde, per la prima di cinque date italiane per presentare in versione asciutta il recente album Visions of Us on the Land. Timido e schivo, poco propenso al dialogo col pubblico ma non per spocchia quanto per un’innata riservatezza che confina col mutismo, lascia che siano le sue canzoni a parlare per lui. Scelta apprezzabile e condivisibile, anche se di certo un ostacolo ad una fruizione più rilassata e partecipata del materiale sonoro proposto.
Jurado, la cui popolarità in Italia è in gran parte legata alla presenza di un suo brano, Everything Trying, nella colonna sonora de ‘La Grande Bellezza‘, si pone a metà strada tra le sonorità e la poetica nineties della sua città di origine ed il cantautorato caratteristico della West Coast meridionale. Ma il suo indubbio nume tutelare appare evidente essere Neil Young, di cui ha assorbito l’intimo lirismo delle ballads più acustiche ed il falsetto del cantato di alcuni brani. Inevitabile riferirsi ad uno dei capolavori del’artista dell’Ontario, After the Gold Rush, che Jurado dimostra di aver ben metabolizzato e assimilato. Ottimi brani, ben costruiti ed interpretati, insomma, di certo debitori del passato ma sufficientemente originali; il solo appunto riguarda la scelta di non lasciare troppo spazio ai musicisti di supporto, il cui contributo è risultato davvero trattenuto e limitato al minimo sindacale. Contrappunti di chitarra dodici corde, sostegno di controcanti e tastiere davvero minimi, a volte marginali, con il risultato di una resa sonora spesso impalpabile e poco rilevante. Di certo una cifra stilistica ed una scelta di campo che però non ci sentiamo di condividere ed accettare fino in fondo. Un’ora o poco più che scivola via senza grandi sussulti, ma con una sensazione di fondo di aver perso un’ottima occasione per far innamorare l’attento e partecipe pubblico che affollava il giardino del Monk.
Esci dal guscio, Damien, siamo pronti ad abbracciarti con calore!!

Recensione e foto di Fabrizio Forno

Scaletta:

Scaletta-Damien

 

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