Set 222013
 

Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, 11 settembre 2013

★★★☆☆

A un anno esatto dall’inizio del loro Tour, David Byrne e Annie Clark (in arte St Vincent) si sono esibiti all’Auditorium Parco della Musica a Roma. Un concerto spettacolare divertente, stravagante e audace, una ricca scaletta composta da nuovi brani scritti a due mani e da brani personali.

Il duo si è esibito con una band di supporto formata da otto ottoni (guidata dal fantasioso specialista dell’indie pop Kelly Pratt (dei Bright Moments) Daniele Mintseris tastierista di St. Vincent e Brian Wolfe il batterista della virtuosa My Brightest Diamond, che David Byrne ha impegnato in complesse coreografie sul palco durante tutto il concerto.
David Byrne non è nuovo a collaborazioni e sperimentazioni con artisti che come lui non usano sfumature e St. Vincent è espressione di una forte e policromatica personalità. I due musicisti non si fondono nè si confondono l’uno nella pasta dell’altro, restano distinte unità sonore e melodiche, tanto da trovare un forte punto di contatto proprio in questa apparente dissonanza. Lei, Annie, è minuta e graziosa; come una bambola meccanica si muove a scatti con piccoli passi imbracciando sempre la chitarra elettrica, David Byrne sembra essere il deus ex machina, vestito di bianco, entra come un tuono a riproporre brani dei Talking Heads, che accendono la platea. Si mette da parte mischiandosi ai musicisti, sfilando sul palco, o affacciandosi dal proscenio verso il pubblico e immergendosi nei passi di una coreografia surreale. La sua voce esplode forte, calda e melodiosa e allo stesso tempo beffarda. St Vincent canta la maggior parte dei brani, alcuni insieme a David Byrne altri da sola. E la sua vocalità è affascinante e limpida. Si percepiscono le loro differenze tonali come dopo la notte si leva all’improvviso il chiarore dell’alba. Luce e ombra si alternano creando un movimento sincopato di corpi e di suoni. I brani scritti a due mani sono molto interessanti, hanno l’efficacia dei brani dei Talking Heads e una lirica sottile, intelligente come tutti i brani scritti da Byrne. La stessa St. Vincent cura molto i testi delle sue canzoni, che diventano un elemento emozionale piuttosto rilevante.
Infine posso dire che tutto lo spettacolo è stato un grande divertimento collettivo. Un circo di emozioni sapientemente miscelate e dirette da artisti di grandissimo talento.

“Tu hai dei pensieri precisi, delle idee che riesci a realizzare e meravigli la gente con queste idee. E loro dicono una parola enorme, dicono artista e hanno ragione! David Byrne è un artista.”
(Cheyenne in ‘This must be the place’)

Scaletta: Who; Weekend in the dust; Save me from what I want, (St. Vincent), Strange overtones (Brian Eno & David Byrne) I Am an Ape, Marrow (St. Vincent) This Must Be the Place (Naive Melody) (Talking Heads) The Forest Awakes, Optimist Like Humans Do (David Byrne) Lightning, Wild Wild Life (Talking Heads) Cheerleader (St. Vincent) Lazy Play (David Byrne) I Should Watch, Northern Lights (St. Vincent)
The One Who Broke Your Heart, Outside of Space and Time.

Encore:
Cruel (St. Vincent) Burning Down the House (Talking Heads).
Encore 2:
The Party (St. Vincent) Road to Nowhere (Talking Heads).

Recensione di Costance

  One Response to “David Byrne & St Vincent Love this Giant: Circo di emozioni”

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