Ott 172018
 

Mark Geary Italian tour 2018

IMG_2794Ho sempre creduto che l’arte nella sua globalità è arte solo se condivisa, non se tenuta gelosamente per se stessi. Le mie frequentazioni dublinesi mi insegnarono sia dai primi anni ’90 che da soli non si va da nessuna parte. Mischiare le nostre storie, mischiare i nostri suoni, le nostre creazioni, mischiare le nostre abitudini sono l’unica salvezza per chi crea, condivisioni vere, non virtuali. L’Irlanda è da sempre serbatoio di grandi songwriters, al di là dell’Irish Folk e dietro Damien Rice e Glen Hansard ci sono tantissimi autori che sanno davvero come scrivere una canzone. Mark Geary è uno di questi. Attivo discograficamente sin dal 2002, Mark Geary si fece subito notare nel giro del famosissimo locale di New York, Sin-è, gestito dal fratello di Mark e frequentato da tantissimi musicisti incredibili, uno su tutti Jeff Buckley che ci registrerà un famosissimo ep nel 1993, l’anno prima di esplodere con “Grace”. Ora Mark Geary ha all’attivo cinque album, è tornato a vivere in Irlanda e vanta, oltre le proprie produzioni, anche piccole parti da attore e partecipazioni a svariate colonne sonore, ma lo trovate sempre in tour con la sua fida chitarra Martin.
Da quest’anno Mark ci ha già visitato due volte, le sue prime volte qui da noi, sono nate delle amicizie, delle “cricche” come ha imparato a dire lui, e questo è il resconto di due bellissimi incontri (cosi mi piace definirli, più che concerti) con il suo mondo e la sua musica.
Dopo essere rimasto estasiato da Verona, la sua architettura e il suo cibo e caffè, Mark sale sul treno e approda a Roma. Approdiamo nella tarda serata a Anguillara Sabazia e nel viaggio ci accompagna un bravissimo autore musicista romano Fabio Mancini che già Mark aveva ospitato durante il suo concerto al Club 98 di Roma lo scorso Febbraio. (Lo presentai a Mark come un bravissimo violinista e Mark gli disse “Beh, e il tuo violino dove sta?” Fabio: “Non ce l’ho ora con me”. Mark “Ok, vai a casa e prendilo, che facciamo qualcosa assieme stasera”. Questa è la vera Irish Way).
Il Granfà è un delizioso posto sito in Anguillara Sabazia che ho avuto la fortuna di frequentare svariate volte, un bel locale cpn delizioso cortile a due passi dal Lago di Bracciano. Oltre a incontri letterari ha sempre tenuto concerti di ottima qualità e non ho avuto dubbi che potesse essere la cornice adatta per un suo concerto. In una “Really Italian location”. Ci raggiunge anche Maria Laura Ronzoni Kalliope, anche lei con un legame indissolubile con l’Irlanda avendo vissuto li per 10 anni, suonando anche come busker. Le avevo chiesto di unirsi a noi con qualche canzone e subito si crea un bel feeling tra tutti noi, si parla un lessico comune, si condividono racconti che attraversano bei lassi di tempo, abbiamo tutti storie, aneddoti e tutto questo inevitabilmente finirà nei due live set. Fabio Mancini si unirà con il suo violino al set di Maria Laura, io e Fabio suoneremo “Gingerman” con Mark Geary, e Mark e Maria Laura finiranno il live set assieme con una “Slip Sidin Away” di Paul Simon che coinvolgerà e farà cantare tutti mentre Mark si dilegua per le strade suggestive di Anguillara Sabazia. Un pubblico che ha seguito tutto con grande attenzione, con grandi sorrisi e svariati dialoghi anche tra l’audience e Mark. Sono quelle serate perfette dove siamo tutt’uno e la grande affluenza (sold out) del Granfà non può che far piacere. Da ringraziare l’ottima accoglienza di tutto lo staff di Granfà che accolto Mark con grande curiosità e affetto. Finiamo la serata suonando assieme con una lunga suite dedicata a Van The Man e la sua “Moondance” a farla da padrone.42980411_376373406235919_669214037099151360_n Sotto la luna di Anguillara è il momento perfetto.
Si torna a Roma stanchi, ma felici di tanta reale condivisione e con la promessa di rivederci tutti a Dublino, chissà, sarebbe bello tenere sempre questo filo che ci lega vivo, e le premesse ci sono tutte.

Next Stop: Roma!

Stasera la location è il nuovo Rione XX nel cuore del Testaccio Village, una venue che sorge dove un tempo pulsava la Scuola Popolare di Musica di Testaccio. Riportare la musica dove un tempo questa risuonava è sempre un bel segnale (La Scuola si è spostata nel vicino Mattatoio).
Ad aprire il concerto di Mark ho voluto Antonello Cacciotto. Antonello sta portando in giro un solo show nel nome di Woody Guthrie e il suo set è emozionante, intenso, pieno di racconti di dignità, di lavoro, di strade polverose, una rivisitazione dell’immenso repertorio di Woody Guthrie eseguito nel massimo rispetto di colui che è la figura predominante del folk americano, delle protest songs e della lotta al fascismo. Un inizio concerto semplicemente perfetto.
Mark sale sul palco e stabilisce subito un grande feeling con l’audience già dall’inizio si capisce che sarà una serata speciale, e forse assisterò al più bel concerto che io abbia mai visto di lui, da New York passando per Dublino. Stasera è veramente speciale.IMG_2695 “It beats me”, “Tuesday” sul giorno, secondo Mark, più duro della settimana da affrontare, “Happy”, “Foxhole”, “Battle of Troy” con tutti a fare da backing vocals, una splendida “Volunteer” con un finale chitarristico veramente delizioso, “Adam ‘n’Eve” con ospite Liina Ratsep di noi Mardi Gras, e “Just like Tom Thumb,s blues” di Bob Dylan con Antonello Cacciotto alla voce per riannodare il discorso con Woody Guthrie e il suo (fondamentale) lascito.
ALla fine “Slip Slidin Away” di Paul Simon (omaggiato anche con una citazione di “Graceland”) è la perfetta canzone di chiusura di un set fantastico con Mark che canta tra l’audience lasciando Rione XX cantare mentre lui si dilegua per Testaccio.
Ma deve tornare ben presto per godersi un abbraccio collettivo, chi l’aveva visto già a Febbraio scorso ha ritrovato un autore e musicista in grande forma, chi si è approcciato a lui per la prima volta ha avuto un irish experience di grande intensità, passione e anche coinvoglimento.
La musica che finalmente torna a essere protagonista e non solo wallpaper music che si atteggia a narrazione.
E vedere a fine concerto tanti visi felici non ci può che fare bene!

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Racconto di Fabrizio Fontanelli
Foto a Rione XX di Sara Terreni

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