Lug 192009
 

Roma, Circolo degli Artisti, 15 luglio 2009

★★★½☆

mercury10 [800x600].jpgRingraziando il pubblico a fine concerto, il tastierista e percussionista Jeff Mercel ha promesso ai presenti di non far passare nuovamente tanti anni prima di ritornare a suonare in Italia. In effetti la loro ultima tournèe nel nostro paese risale al 2002, all’epoca del lancio di All is Dream, anche se nello scorso maggio i Mercury Rev sono saliti sul palco del teatro Comunale di Ferrara per il tributo a Nico, organizzato dal suo vecchio amico dei Velvet Underground John Cale, condividendo la scena con artisti del calibro di Lisa Gerrard e Mark Lanegan.
Indubbiamente l’attesa era tanta, come dimostrato dal pienone registrato dal Circolo degli Artisti, dove i numerosi fan sono convenuti sfidando la calura estiva, premiati dall’ottimo impianto di aria condizionata, oltre che dalla performance dei loro beniamini.
Gli anni passano, ma dopo vent’anni di onorato servizio i nostri eroi di Buffalo sembrano ancora dei ragazzini: ne è la riprova lo scoppiettante inizio, con Snowflake in a hot world e October Sunshine, entrambe tratte dal loro più recente album, suonate, o meglio sparate senza soluzione di continuità.
Il carismatico leader Jonathan Donahue appare inizialmente un po’ malfermo, forse per effetto della bottiglia di rosso che finisce di scolare sul palco, ma già alle note di The Funny Bird la situazione ritorna sotto il suo pieno controllo.mercury20 [800x600].jpg
La voce è angelica, a volte sussurrata, e fa da contraltare alla potenza di suoni della chitarra di Grasshopper. Gli echi ed i rimandi sono ai Pink Floyd di One of these days, ma le atmosfere più aggressive vengono diluite da un paio di brani più morbidi (forse troppo), come la romanticissima e un po’ smielata Holes, vero inno pop da top ten, che ricorda il repertorio dei Supertramp più languidi.
Confesso di apprezzare la vena più psichedelica e noise del loro repertorio, anche se non posso negare il fascino di brani delicati e sognanti come Tonite it shows.mercury19 [800x600].jpg

Non a caso per definire il loro genere, i maniaci delle etichette hanno coniato il termine ‘Dream Pop’. A chiudere il concerto prima dei bis non va allora considerata una semplice coincidenza la scelta di un brano che appare perfetto per conciliare queste due anime: la cover di ‘Tomorrow Never Knows’ tratta dall’immortale Revolver dei Beatles sembra voler chiudere il cerchio: il primo brano davvero psichedelico del quartetto di Liverpool riassume perfettamente la poetica dei Mercury Rev, in bilico tra un percorso più sperimentale ed a mio avviso di maggiore spessore ed una vena pop sempre di alto livello, ma sinceramente più banale e già ascoltata.
A chi fosse d’accordo con questa analisi raccomando caldamente il download gratuito attraverso il sito ufficiale della band dell’album quasi totalmente strumentale Strange Attraction, scaricabile per tutti gli iscritti alla loro mailing list.

Recensione di Fabrizio
Foto di Rosa Paolicelli

Scaletta:

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  One Response to “Mercury Rev: ed alla fine il cerchio si chiude coi Beatles”

  1. […] in maniera creativa, evocando dolore e profonda suggestione. Jonathan Donahue, leader dei Mercury Rev, agghindato come un lugubre clown, rende omaggio alla “Chanteuse” con una psichedelica […]

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