Ott 232014
 

Morrissey, Roma, Atlantico 13 Ottobre 2014

Morrissey

Che quello di lunedì sera all’Atlantico di Roma fosse un evento da ricordare, lo si capiva già dalla fila per entrare, con tutto il pubblico diligentemente in attesa in un orario in cui spesso a Roma si comincia solo a pensare di prendere un aperitivo prima del concerto.
La lunga fila mi ha permesso di osservare con calma gli stand con le magliette, in vendita ancora tantissime t-shirts degli Smiths, e si fa fatica a pensare che in realtà gli Smiths non esistono più da ben 27 anni. L’affetto e l’interesse per loro è ancora fortissimo.
Alle 20.30 finisco di fare la fila e sono dentro all'Atlantico. È un locale dove si sta in piedi, non ci sono posti a sedere numerati. Ad occhio e croce, sotto al palco ci sono già moltissime persone. Non c'è possibilità di andare più avanti a meno di sgomitare e con il caldo che fa dentro non è un’idea che mi attrae particolarmente. Sento una ragazza dietro di me che si rivolge a un amico: "Ti rendi conto che tra poco lo vediamo???!!!". E l’emozione sale anche per me, che dal vivo l’ho già visto diverse volte. Ma ogni volta è come se fosse la prima.
Mi metto dunque in attesa, e intanto osservo le immagini che vengono proiettate su un grande telo bianco, e naturalmente sono video che in qualche modo raccontano il mondo di Morrissey, quindi i New York Dolls, Nico, i Ramones, Charles Aznavour magrissimo, ma anche spezzoni da vari film in bianco e nero. La scena in replay di un uomo che schiaffeggia un tizio, una donna che grida e con lei grida tutto il pubblico, il telo che crolla, il concerto sta per iniziare.
Dopo un intro dai toni operistici, ecco la band sul palco, inchino reciproco e il concerto prende il via in maniera assolutamente perfetta con "The Queen is Dead". Un brano degli Smiths davvero impossibile da dimenticare anche dopo tanti anni. E come sfondo un’immagine della Regina con tanto di middle fingers up. Poi si passa subito ai brani del nuovo disco, che gran parte del pubblico conosce benissimo, allo stesso modo dei brani più vecchi. Si parte con "The Bullfighter Dies" e i suoi hooray, ma nessuno piange, perché tutti, tutti vogliamo che a vivere sia il toro…
"Kiss me a Lot", è uno di quei brani che si continuano a cantare anche all’uscita del concerto, perché è impossibile non farsi coinvolgere.
Spazio poi a "Certain people I know" da "Your Arsenal", seguita da "Earth is the loneliest planet", altro brano del nuovo disco, magnifica dal vivo.

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Ma ecco di nuovo i brividi, "How Soon is Now", il primo brano degli Smiths che ascoltai alla radio nel 1985 e che mi fece capire che ero appena entrata in contatto con un gruppo che non avrei (sicuramente) dimenticato. Infatti eccomi qui a seguire Morrissey ancora dopo quasi trent’anni, senza che il mio entusiasmo sia mai mutato.
Si torna al nuovo disco con "World peace is none of your business", il pubblico è in delirio praticamente per ogni brano, che sia vecchio o nuovo, e anche "I’m throwing my arms around Paris" scalda i cuori.
Se si cercano segni di debolezza in Morrissey è difficile trovarli mentre si sposta di continuo da tutti i lati del palco, con il suo classico protendersi verso le prime file per stringere le mani.
È il momento di "Neal Cassady drops dead" e la gente canta con lui, in un coro che sembra infinito. "Troubles loves me" da "Maladjusted" sembra sempre arricchirsi di nuovi significati, mentre "Istanbul" mi lascia incantata perché è un singolo che mi piace tantissimo.

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"Kick the bride down the aisle" dal nuovo disco è idealmente la prosecuzione del testo di "William it was really nothing", come puoi stare con una ragazza grassa che ti chiederà vuoi sposarmi e se vuoi sposarmi puoi comprare l’anello, ora si è arrivati al matrimonio, ma… please scalcia via la sposa, lei vuole solo uno schiavo. È evidente l’idiosincrasia di Morrissey per l’argomento nozze…
Torna di nuovo la cover "To Give (The Reason I Live)" che non è tra i brani più apprezzati.
Poi silenzio, lo stridere della sega al macello, rumori che anche i fans di vecchia data degli Smiths sanno bene che cosa introduce. Inizia "Meat is murder", il brano che da sempre è il simbolo del rifiuto di Morrissey per l’alimentazione carnivora e per le torture inflitte agli animali. Immagini veramente strazianti della macellazione, accompagnano il brano che diventa sempre più un lamento carico di dolore.
L’atmosfera si alleggerisce con "Speedway", da "Vauxhall and I" e poi "I’m not a man" dal nuovo disco, dove si ribadisce il concetto espresso poco prima: non ho mai ucciso o mangiato un animale, e non distruggerei mai il pianeta nel quale vivo.
Silenzio, inizia ora un altro brano degli Smiths, "Asleep", che ricordo bene nella cassettina di "The World Won’t Listen", letteralmente finita a brandelli dagli infiniti ascolti. La ninna nanna è un’invocazione, canta per addormentarmi, ma non soffrire se la mattina non mi risveglierò, volevo solo andarmene..
Il concerto finisce, si aspetta il bis, e i classici cori del pubblico di ogni suo concerto, Morrissey, Morrissey, Morrissey iniziano per richiamarlo sul palco.

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E Morrissey rientra e ci regala "Everyday is like sunday" e in questo brano si sente veramente l’entusiasmo alle stelle di tutto l’Atlantico. Per qualche momento le luci si accendono fortissime, Morrissey si ferma sul palco e osserva e tende le mani al pubblico, una ragazza riesce a salire per abbracciarlo, tutto diviene un coro di passione e affetto per lui, e alla fine il lancio della camicia scatena la lotta tra i fans per accaparrarsene un pezzettino. Lui va via, rimangono i musicisti e dopo qualche istante il concerto è finito.
Io rimango ferma, quasi stordita dalla grande serata vissuta. Sono solo le 22.30, il live è già finito ma è stato di fortissimo impatto emotivo.
L’aver annunciato di recente di aver subito la rimozione di tessuti cancerosi per ben quattro volte, ha fatto seriamente temere per il suo stato di salute, e forse ha reso ancora di più imperdibili questi concerti, ma sul palco Morrissey si è mostrato in forma, confermandosi sempre più un mito. Un personaggio unico.
Nel 1987, nel libro di testi degli Smiths curato da Alberto Campo, si leggeva che Morrissey aveva iniziato a scrivere canzoni perché non aveva amici, e si era reso conto che per averli e colpire l'attenzione della gente avrebbe dovuto fare qualcosa di straordinario. Se solo Morrissey avesse potuto avere una sfera di cristallo, avrebbe scoperto che quello che è diventato oggi è molto più che straordinario… È semplicemente MORRISSEY, la cui effigie è ormai ovunque, portata sulle magliette e nel cuore da milioni di fans in tutto il mondo, che per lui farebbero qualsiasi cosa.

Live Report di Rosanna Fiorino
Foto di Gaia Gullotta

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