Lug 062009
 

Roma, Cavea Auditorium, 29 giugno 2009

★★★½☆

Sparagna 29giu09 001 [800x600].jpgVirtuoso musicista di organetto e altri strumenti tradizionali, Ambrogio Sparagna è sicuramente una delle figure più autorevoli nel lavoro di recupero, divulgazione e insegnamento dell’arte musicale popolare italiana. Fondatore dell’Orchestra Popolare Italiana, è stato dal 2004 al 2006 maestro concertatore del festival “La notte della taranta” ed ha collaborato con numerosi musicisti tra i quali Angelo Branduardi, Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Giovanni Lindo Ferretti. Ed è proprio con le sonorità dell’Italia meridionale relative al potere taumaturgico dei balli di possessione e dei canti di guarigione che l’Orchestra Popolare Italiana capitanata da Sparagna porta in scena all’Auditorium la magica notte di “Santu Paulu delle Tarante”. Il progetto si avvale della metafora mediante la quale San Paolo attraversa tutto il mediterraneo proprio per guarire coloro i quali subiscono il morso del ragno, per rappresentare il veleno del mal di vivere dei nostri giorni e la speranza di liberarsene. Il viaggio non rimane così circoscritto alla nostra penisola, ma subisce le contaminazioni di tutto il bacino del mediterraneo, avvalendosi di importanti collaborazioni che trasportano la nostra cultura popolare in un contesto ben più ampio, pur se a discapito di un pathos e di un’atmosfera di misticismo e sacralità che caratterizzano questi rituali atavici.
Sotto gli occhi di una Cavea gremita fino all’inverosimile il maestro, oltre che dai suoi inseparabili organetti, si presenta sul palco accompagnato dalla sua orchestra di tamburi e tamburelli, mandole, zampogne, flauti, corni, armoniche e tutto ciò che di strumentistica attinge dalla cultura popolare.Sparagna 29giu09 021 [800x600].jpg E le voci, tra le quali spiccano in particolare quella in apertura della giovanissima Alessia Tondo che squarcia l’aria della Cavea con la sua intensità, seguita dalla potenza interpretativa dell’ottimo Raffaello Simeoni, che esegue la toccante “Libera nos a malo”, iniziano a fondersi con i nostri dialetti siciliani, partenopei e salentini, e a parlare in palestinese, in greco, in maltese, in israeliano, grazie alla collaborazione di artisti internazionali di rilevante spessore tra i quali ricordiamo l’imponente Evelina Meghnagi, il cantante dei Radiodervish Nabil Salameh, e l’israeliano Idan Raichel.
Il suono è contagioso, la vitalità del maestro e della sua orchestra, completate dalle coreografie danzanti, coinvolge già dai primi brani l’intera platea che, con ritmici battiti di mani sapientemente evocati, diviene subito parte attiva di un concerto che si sviluppa in un crescente entusiasmo che contamina i giovanissimi, giovani e meno giovani presenti, fino a farli capitolare uno ad uno all’interno di un’autentica festa danzante.Sparagna 29giu09 039 [800x600].jpg
E così via per due ore intense in cui si alternano ritmi di pizzica, taranta e tammurriata, quest’ultima arricchita anche dall’esibizione di due ballerine “doc” ultrasettantenni di Pagani che ci omaggiano con questo simpatico esempio di danza devozionale. E il più grande merito dell’intero lavoro di Sparagna a mio avviso è proprio quello di aver fatto da anello di congiunzione tra le vecchie e le nuove generazioni nel condividere queste tradizioni millenarie, traghettandole dal passato al presente, e renderle attuali caricandole di significato per esorcizzare i malesseri del nostro vivere quotidiano. Contemporaneamente ciò ha reso possibile far uscire questa espressione artistica dalla nicchia in cui sarebbe rimasta relegata, massificandola (per questo dai “puristi” del genere sono fioccate critiche, un po’ come Pavarotti quando sdoganò la lirica dai teatri agli stadi) e commercializzandola, ma sicuramente contribuendo alla sua rinascita e non all’estinzione alla quale si sarebbe inesorabilmente avviata.

Live report by Claudia.
Foto di Fabrizio

Scaletta:
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