Apr 172017
 

Roma, Monk, 11 marzo 2017

★★★★☆

spartitiAll’interno del festival Manifesto, organizzato nell’accogliente spazio del Monk tra divanetti e luci soffuse, può accadere che prenda forma una kermesse musicale come raramente se ne concepiscono, specialmente nell’epoca dei talent e delle radio che bombardano le incaute orecchie degli ascoltatori con proiettili commerciali figli dei peggiori vagiti degli anni ’80. Tra le proposte maggiormente interessanti dell’ultimo decennio, la geniale elettronica degli Offlaga Disco Pax ha rappresentato un eccellente incontro tra le liriche figlie di un politicismo mai banale e venato da coinvolgenti ricordi personali, debitamente completato da riverberi post wave mai ingombranti e particolarmente attinenti. Ebbene, circa un anno fa, la voce “recitante” Max Collini assieme a Jukka Reverberi, chitarrista dei Giardini di Mirò, ha varato il nuovo progetto intitolato Spartiti ed aperto dal primo lavoro in studio Austerità. Il canovaccio è improntato sulle tematiche care agli Offlaga, ma si articola su di un’elettronica basata quasi interamente sui campionamenti curati dal chitarrista Reverberi, mentre a Max Collini rimangono oneri ed onori narrativi e testuali. L’ultima fatica del duo, l’EP Servizio d’Ordine, è stata pubblicata a gennaio e viene riproposta quasi integralmente in apertura di concerto, con menzione d’onore per la splendida storia di Ida e Augusta frammista ai personali ricordi del Collini di Elena e i Nirvana, in un mélange perfetto di umori e sensazioni che erano (e restano) la peculiarità assoluta degli Offlaga, spaziando dai ricordi dell’adolescenza e transitando attraverso i rimpianti concernenti la storia della seconda repubblica, narrata in prima persona con il giusto tocco d’ironia ed una passione unita all’ideologia appartenente ad una terra come l’Emilia che ha conosciuto lo sviluppo maggiormente marcato del Pci unitamente alle sue disillusioni. Difficile, poi, non avvertire un brivido sulle note della drammatica Bagliore o sulla struggente storia d’indigenza di Austerità, prima di ascoltare i divertenti resoconti provenienti dal passato scolastico del cantante (Vera) raggiungendo infine il culmine dell’inverosimile nella folle storia di Sendero Luminoso, sorta di scherzo da prete improvvisato da un giovane Collini coadiuvato da sodale compagno ai dirigenti del movimento nel lontano dicembre del 1986. La serata viaggia veloce, le alchimie sonore provenienti dalla chitarra e dai campionamenti di Jukka Reverberi vengono puntellate dalla voce suadente di Max Collini: sullo sfondo scorrono filmati che descrivono un’Italia che spazia tra la guerra ed il boom economico, mentre il pubblico ascolta partecipe le storie narrate da Collini che a tratti non nasconde un velo di commozione come nella già citata Bagliore, ma anche sciorinando aneddoti che giocoforza hanno trovato nell’attualità una testimonianza diretta quasi profetica (Banca locale) oppure passando al setaccio un dopoguerra arroccato su contrapposizioni politico-ideologiche figlie di una stratificazione sociale tanto marcata quanto assottigliatasi col passare degli anni tra opposti schieramenti, evidenziando in brani come Borghesia o Servizio d’ordine un filo conduttore che indaga mirabilmente lo snaturamento e la progressiva crisi dell’ideologia di sinistra che ricorda il Gaber di Qualcuno era comunista. Il momento più coinvolgente della serata giunge a ridosso degli ultimi minuti dell’esibizione, quando Max Collini dedica l’ultimo brano ad Enrico Fontanelli degli Offlaga Disco Pax. Enrico Fontanelli era l’anima musicale degli Offlaga assieme a Collini stesso ed a Daniele Carretti. E’ deceduto giovanissimo in seguito ad una malattia nel 2014, ed ogni anno si svolge in provincia di Reggio Emilia un piccolo festival di beneficenza patrocinato dagli stessi Collini e Carretti per ricordare lo sfortunato artista, mentre il nome Offlaga Disco Pax da quel momento ha definitivamente cessato di esistere, lasciando spazio al progetto Spartiti nato sulla scia di un percorso interrottosi anzitempo in maniera drammatica. La chiusura del concerto è affidata quindi ad una cover dei Massimo Volume, la bellissima Qualcosa sulla vita, più che un brano, un manifesto filosofico che il duo utilizza per concludere le esibizioni, esaltando un testo ricolmo di significati e rimandi assai vicini ad una poesia, dal forte impatto emozionale e distante per complessità rispetto agli esempi tipici di forma canzone. Il nuovo percorso intrapreso da Max Collini, sempre di più voce, testo ed ideologia del progetto, si amalgama compiutamente con l’elettronica di Jukka Reverberi, mantenendo la logica che animava gli Offlaga, con le tematiche che descrivono la crisi identitaria vissuta dalla sinistra, enunciando lucidamente e con ironia episodi inerenti al vissuto personale alternati alle situazioni sociopolitiche che hanno attraversato la natia Emilia raggiungendo nel contempo vette emozionali di tutto rispetto, sempre in nome di quella coerenza iniziata nel 2005 con le sonorità di Socialismo tascabile. Ciò che avvalora la proposta di Spartiti è la resa live di livello pressoché eccellente, nella fusione tra un pathos mai invasivo e gli effetti di Reverberi che cesellano il tutto, abbracciando un substrato culturale dagli echi nostalgici ma mai adulatori, a beneficio di una narrazione che appassiona e convince brano dopo brano. Nell’asfittico panorama musicale italico, Spartiti suona come un bicchiere d’acqua lirico – elettronico in un deserto di note che perdura da tanti, troppi anni. Speriamo sia d’auspicio.

Recensione di Fabrizio ’82 

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