Ott 302011
 

Auditorium Parco della Musica, Roma 5 – 16 ottobre 2011
Israel Galván “La curva”
★★★★☆
Rafaela Carrasco “Vamos al Tiroteo”
★★★★☆
Fahmi Alqhai, Arcangel “Las ideas y las vueltas”
★★★★★

La quarta edizione del Festival “Flamenco” in scena all’Auditorium di Roma si è conclusa anche quest’anno, resta da vedere solo Pepe Habichuela in un concerto extra.
La rassegna anche questa volta ha presentato artisti di altissimo livello sia per il baile che per il toque e il cante, ma quel che rimane ancora da fare è educare il pubblico romano e forse italiano, alla cultura di questa meraviglia dell’ascolto che è il flamenco. Il tentativo c’è stato inserendo due lezioni di teoria musicale, ma l’arte gitana da noi è seguita prevalentemente per il ballo e del ballo apprezza solo lo zapateato, il caratteristico virtuosismo di tacchi che crea ritmi velocissimi colpendo il pavimento.
Il flamenco però è molto di più, come ci ha dimostrato Israel Galván nel suo ultimo spettacolo “La curva” dove tenta e riesce ad allontanarsi da quell’immagine stereotipata da cartolina andalusa. L’artista ha concepito uno spettacolo in cui tutto il linguaggio più arcaico di questa forma d’arte viene messo al servizio di una creazione contemporanea. Galván è in grado di danzare ritmi gitani su musiche originali per pianoforte, composte e suonate dal vivo da Sylvie Courvoisier, completamente prive di una qualsivoglia ritmazione.
“La curva” racchiude in sé la tradizione rappresentata magistralmente dalla cantaora Inés Bacán e dal maestro di compás Bobote, e la rottura con la tradizione stessa portata in scena dal pianoforte della Courvoisier. Lui si barcamena meravigliosamente tra i due opposti creando con le sue coreografie, anch’esse bipolari, quel filo invisibile ma robusto che c’è sempre tra passato e futuro.
Di diversissima fattura invece è lo spettacolo di Rafaela Carrasco “Vamos al Tiroteo”. Qui non c’è sperimentazione alcuna, ma sicuramente regna una sapienza profonda del folklore gitano andaluso.Folklore che viene distribuito a manciate al pubblico felice, e che mai è didascalico; anzi è sempre grottesco e autoironico. La Carrasco bravissima e i suoi quattro danzatori altrettanto bravi ti danno tutto quello che ti aspetti e anche qualcosa di più.
Dove però si è sfiorata la perfezione è nello spettacolo di Fahmi Alqhai e Arcangel “Las ideas y las vueltas”. Il loro progetto, dichiarato anche con un breve discorso in italiano di Fahmi Alqhai, è quello di cercare sentieri inesplorati per creare un dialogo tra la musica barocca coloniale spagnola e americana e il flamenco. Fahmi Alqhai è un grande musicista e suona con l’ensemble “Accademia del Piacere”. Il suo violoncello ha un suono così caldo e profondo che bastano due colpi d’arco e sei già in preda alla commozione. Quando poi arriva la voce roca, acuta e schiettamente virile del grande cantaor Arcangel si va dritti in Paradiso. Raramente una contaminazione è riuscita così bene, tant’è che più che contaminare i due diversi generi si è trovata la cifra comune e la si è portata avanti con tale naturalezza, che sia la musica barocca sia il flamenco sono diventati più belli e corposi.
Un evento veramente eccezionale; é stato inebriante assistere a un concerto in cui i musicisti, tutti molto preparati, umili e ispirati, si divertivano e godevano di quella musica che ci ha abbracciato per quasi due ore e che loro con la loro intuizione avevano creato.

Reportage di Claudia Pignocchi

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