Giu 222010
 

Roma, Villa Ada, 19 giugno 2010

★★★★☆

Ad essere sinceri con questo nuovo look non l’avevamo neanche riconosciuto. L’ultima volta che lo avevamo sentito a Villa Ada (ed era qualche anno fa, il 2005…) sembrava un hippie, capellone e barbone. Ora ce lo ritroviamo un vero indie-boy, con una splendida camicia a quadri stile new yorkese, portata aperta sopra una magliettina e dei pantaloni attillati. E come nel vestire, soprattutto nella musica ciò che è emerso di più è proprio l’eclettismo e la versatilità di questo bravissimo cantautore americano. Va detto poi che oltre a rendercelo visivamente più simpatico, il nuovo look di Devendra Banhart sembra aver giovato anche alla resa del suo spettacolo dal vivo. Evidentemente la robusta sfoltita alla capigliatura e la totale rimozione della folta barba che ne mascherava il volto, oltre che l’aspetto hanno alleggerito anche il suo stile di tanti orpelli e sovrastrutture che a volte ne appesantivano la musica. Potremmo dire che Devendra ha sfatato il mito di Sansone e ora sembra tutto molto più efficace e diretto. E lui si è dimostrato molto bravo sia nel modulare la voce, sia con la chitarra.
Al primo grande appuntamento di ‘Roma incontra il Mondo’ – una grande risorsa per Roma ormai da parecchi anni – né la temperatura poco estiva né la minaccia di pioggia hanno scoraggiato l’affluenza di pubblico e raffreddato i presenti. L’attesa era quella delle grandi occasioni e l’aria che si respirava era quella di una specie di rito mistico di cui i fedeli attendevano il cerimoniere.
Liberato da quest’aura di guru neo-hippie, il musicista texano era accompagnato dalla sua band di fedeli collaboratori che per questa tournèe è stata ribattezzata The Grogs (Andy Cabic, Noah Georgenson, Greg Rogove, Luckey Remington), tutti musicisti molto bravi e affiatati con lunghe storie alle loro spalle nonostante la giovane età. I 5 hanno dato vita ad un live set davvero corposo e variegato, suonando pezzi provenienti da tutti gli album di cui cinque provenienti dal recente lavoro What Will We Be, settimo e ultimo album di Banhart. Splendido anche il set acustico, nel mezzo del concerto, che ha visto il solo Banhart sul palco. Inutile cercare etichette o classificazioni: l’artista di Houston, novello Peter Pan, sfugge da qualsiasi gabbia musicale, librandosi con leggerezza nel panorama musicale nordamericano, di cui abbraccia qualsiasi aspetto, appropriandosene e rendendolo qualcosa di diverso ed inconfondibile, grazie al particolare vibrato della sua voce ed alla sua caratteristica vena interpretativa. E l’operazione riesce pienamente! Il ragazzo ci sa fare ed ha il dono raro della spontaneità e della disinvoltura che solo i grandi artisti possiedono: sentirsi come un ragazzino, come recita il titolo di uno dei suoi brani più conosciuti, in questo caso esprime la grazia e l’eterea bellezza tipiche della fanciullezza, abbinate però ad una grinta ed una carica da vecchia volpe del palcoscenico. Basti pensare al pezzo di partenza, Long Haired Child, brano del 2005, omaggio ai tempi che furono, o al reggae fresco e spensierato di Foolin’, oppure all’hard rock di zeppeliana memoria di Diamond e di Rats, o ancora al pop che sfiora la lounge music di Baby, brano del nuovo album che prende subito. Pescando dal precedente album arriva ‘Carmensita’, cantata da tutto il folto pubblico stipato sotto il palco, in cui l’anima latina di Banhart affiora in maniera più evidente. Da questo disco proviene anche la splendida Lover (pezzo presente anche nella colonna sonora del film Nick and Norah’s Infinite Playlist, in cui Devendra fa un cameo). Ma il pezzo che ci emoziona di più, sempre proveniente da Smokey Rolls Down Thunder Canyon è Bad Girl. Geniale poi la cover di Tell it to my heart di Taylor Dayne, pezzo mitico degli anni ’80.
Un’artista ormai completo il nostro Devendra, che sta scrivendo insieme alla nuova scena newyorkese delle belle pagine di cantautorato americano.

Scaletta:

Long Haired Child
Baby
Shabop Shalom
Bad Girl
The Body Breaks (chitarra e voce)
Little Yellow Spider (chitarra e voce)
A Sight to Behold (chitarra e voce)
I remember (piano e voce)
The Last Song for B (chitarra e voce)
The Charles C Leary (chitarra e voce)
How’s about tellin’ a story? (chitarra e voce con coro finale della band)
Seahorse
Take Some Time
16th and Valencia Roxy Music
Tell it To My Heart (cover di Taylor Dayne)
Foolin’
Lover
Diamond
Carmensita
Rats
Child (Encore)

Recensione di Alessandro Lepre + Fabrizio
Foto di Fabrizio

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