Lug 222012
 

Roma, 9 luglio, Ippodromo delle Capannelle

★★★½☆

Cosa posso scrivere di originale su una band che passa per l’ennesima volta nella Capitale (me ho contate tredici) ? Probabilmente nulla.

Cosa spinge quindicimila (!) anime a sborsare 65 (!!!) euro di biglietto per tornare a sentirli ? E peraltro anche a Capannelle, peraltro meglio organizzato degli altri anni, ma sempre deficitario per quanto riguarda la capacità di gestire importanti eventi musicali (già tremo per l’arrivo dei Radiohead).

Sempre, solo, ancora una volta, LUI : re Ciccio Smith.

E’ grasso , somiglia sempre più ad uno scopettone, resta uno dei musicisti più influenti degli ultimi trentanni di rock. E non solo.

Ancora una volta se la canta e se la suona, letteralmente, a piacimento.

Ricambia di nuovo la formazione, si passa la versione rock a quattro elementi dell’ultimo passaggio (per me la migliore di sempre), rientra Roger O’Donnell e la sua tastiera (dopo 6 anni e due dischi in studio), e si riparte.

36 pezzi, tre ore di concerto, solito tsunami. Appunto, solito. Non dico che non è stato un buon concerto, perchè mentirei. E’ che sono diventati un po’ prevedibili. Ciccio, che non è affatto stupido, questa cosa la sa, e allora cerca di mischiare le carte (Play for today e A forest) suonate dopo solo mezz’ora di concerto, The Top praticamente proposto integralmente dal vivo (come peraltro Wish), la scelta, dolorosa, di ignorare dischi come Three Imaginary Boys, Faith e solo sfiorare Pornography, rende lo show esageratamente pop inizialmente e poco nerboruto sul finale, nel quale ci aveva abituato a bis di ben altra caratura.

Sia ben chiaro, sto cercando (e trovando) il pelo nell’uovo. Perchè la band è ancora in splendida forma , Simon Gallupp è lo stesso di 30 anni fa (patto col diavolo), Porl Thompson è diventa la fotocopia di Richard Dreyfuss e Boris Williams è sempre una furia dietro alle pelli.

Ormai per loro saltare da rock a pop a funky a jazz e diventata splendida routine.

RobertOne da come al solito tutto, anzi, è sicuramente più espansivo del solito, sgancia anche un paio di frasi in italiano e continua a biascicare parole incomprensibili in lingua madre.

Ma quando canta e suona resta sempre lo stesso che ho sentito la prima volta nel tour di Head on the door, anni luce fa.

Il vincitore assoluto della serata , di cui vorrei citare la splendida performance dei Cranes, band troppo sottovalutata ma capace di un dark rock lisergico splendidamente costruito, è l’organizzatore.

Perchè, come dicevo, mai avrei creduto ad un pienone del genere con tali prezzi e pure di giovedi.

Ma , per Ciccio e soci, non ci sono ostacoli che tengano.

SCALETTA :

Open/High/The end of the world/Lovesong/Sleep when I’m dead/Mint car/Friday I’m in love/Doing the unstuck/Play for today/A forest/Bananafishbones/Pictures of you/Lullaby/The caterpillar/The walk/Push/In between days/Just like heaven/From the edge of the deep green sea/Trust/Want/The hungry ghost/Wrong number/One hundred years/End

BIS 1

The same deep water as you

BIS 2

The kiss/If only tonigh we could sleep/Fight

BIS 3

Dressing up/The lovecats/Close to me/Just one kiss/Let’s go to bed/Why can’t I be you/Boys don’t cry

 Recensione e foto di Attilio

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