Ott 202008
 

Bang on a Can All-Stars: L’Avanguardia diventa Tradizione
Brian Eno Music for Airports
Romaeuropa Festival 2008, 13 Ottobre 2008 Palladium
Violoncello Victoria Bass, Contrabasso Robert Black, Percussioni David Cossin, Chitarra elettrica Derek Johnson, Piano Ning Yu, Clarinetto Evan Ziporyn. Tecnico del suono Andrei Cotton

Bang On a CanBang on a Can è un ensemble di musica contemporanea poliedrico ed affascinante, nato nel 1992 per eseguire composizioni di musicisti d’avanguardia statunitensi, come i minimalisti Philip Glass, Terry Riley, la grande vocalist Meredith Monk, Don Byron e Tan Dun, che hanno spesso partecipato alle sue performances; essa fa parte, perciò, a pieno titolo dell’Avanguardia Artistica e spicca per modernità e anticipazione di tendenze.
La performance offerta è stata particolarmente intrigante. Il primo suggestivo brano, Music for Shadowbang, di Evan Zyporin clarinettista e frontman del gruppo, costituisce una forma di world music ariosa, che risente degli studi effettuati dall’autore sulla musica balinese, dalla struttura armoniosa e suadente, non priva, comunque, di una sua superficialità, sulla falsariga di molte composizioni New Age alla moda. Ben diversa, per intensità e spessore, la splendida rivisitazione di David Lang del classico dei Velvet Underground ‘Heroin’, il brano composto da Lou Reed che acquisisce una nuova, straniante drammaticità, con il canto doloroso di Evan Zyporin, mentre su uno schermo retrostante scorrono le immagini del film di Doug Aitken, grande e coltissimo videomaker d’avanguardia, una cui imponente videoinstallazione è stata ospitata a lungo dal MOMA di New York. Bang On a CanIl regista, nel film che accompagna la performance di ‘Heroin’, descrive il rassegnato e voluttuoso dolore di corpi dormienti, visi disfatti nella loro fissità, solitudini metropolitane, con stilemi che ricordano il grande cinema underground di Andy Wahrol e Paul Morissey, e quello più recente, estremo di Richard Kern, cantore della disperazione giovanile nello splendido ‘Manhattan Love Suicides’.
Assolutamente più convenzionale l’esecuzione di ‘Workers Union’ del compositore olandese Louis Andriessen, brano che si presenta con la struttura dell’opera aperta, dove gli esecutori quasi improvvisano; il brano è del 1975 e si vede, in quanto, siamo ai limiti del caos e della bolgia sonora, sullo stile di certe avanguardie jazz di quell’epoca, come Anthony Braxton e John Abercrombie, che al confronto avevano raggiunto risultati immensamente più significativi. Di certo in questo brano emerge l’affiatamento e l’abilità esecutiva di questo sestetto, non a caso chiamato ‘All-Star’.
Bang On a CanIl clou della serata arriva dopo l’intervallo con la splendida rivisitazione di ‘Music for Airports’, la lirica e sensazionale opera di Brian Eno, che nel 1978 diede il via alla Ambient Music, di cui lo straordinario Non Musicista, geniale e visionario scultore del suono fu il creatore, dando il là alle moderne tendenze compositive della musica Elettronica, in tutte le sue forme.
I brani dell’opera sono stati sostanzialmente rispettati; con l’uso di strumenti acustici al posto dei sintetizzatori analogici si è cercato di umanizzare un po’ la loro eterea struttura, con risultati certamente affascinanti; il suggestivo impasto delle voci femminili, in questo caso riprodotte in maniera sintetica, rimane molto simile all’originale, mentre la brava violoncellista Victoria Bass, sicuramente una fuoriclasse, contribuisce notevolmente a creare un’atmosfera sognante e malinconica, certamente confacente allo spirito del Maestro.
Richiamati a gran voce sul palco, i musicisti hanno offerto una scolastica interpretazione del magnifico Another green world, tratta dall’omonimo album di Eno, che costituisce l’anello di congiunzione tra i dischi di canzoni e quelli ambientali che prenderanno le mosse da Music for Airports.
In definitiva si è trattato di una bella performance, con la manifesta intenzione di divulgare l’Avanguardia e renderla fruibile per un pubblico più vasto, piuttosto che sperimentare nuove soluzioni sonore: ciò è però certamente avvenuto nella drammatica e crepuscolare rappresentazione del capolavoro di Lou Reed; onore al merito, comunque.

Dark Rider
foto di Fabrizio

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