Apr 262011
 

Roma, Teatro Palladium 15-17 aprile 2011
The Cherkaoui/Maqoma Double Bill Project

★★★★★

A Roma, al Palladium, guardando danzare Shanell Winlock nell’ultimo lavoro congiunto di Sidi Larbi Cherkaoui e di Gregory Maqoma dal titolo “Southern Bound Comfort”, si ha l’impressione che non sia vero che la perfezione non esista. Perché è palese agli occhi di tutto il pubblico in sala che il modo di muoversi di questa danzatrice, musa e moglie di Akram Khan, è semplicemente perfetto. Mentre duetta con Gregory Maqoma – possente ballerino sudafricano, nonché coreografo del primo pezzo in scaletta – è impossibile non ammirare ogni suo singolo gesto o il modo in cui il suo corpo si integra nello spazio.
La Winlock non è solo una ballerina eccezionale ma danza allo stato puro, che passa con gran maestria dai toni scanzonati di “Southern Comfort”, in cui dimostra di avere anche delle brillanti capacità di attrice, alle nuances più dense e sofferte di “Bound” coreografia sul tema dei legami dell’artista di punta del momento: Cherkaoui.
In entrambe le coreografie la musica è suonata dal vivo da Stefan Knapik, Soumik Datta e Manjunath B Chandramouli che infondono all’esecuzione quella marcia in più che sempre la musica dà alla danza quando l’accompagna in diretta. Purtroppo è una consuetudine sempre più rara nell’arte coreutica contemporanea.
I tre musicisti, oltre che bravissimi, nel primo brano coreografico tengono anche molto bene la scena, divertendosi a recitare il ruolo di strumentisti mal trattati dalla danzatrice isterica. E’ tutto un gioco e il pubblico ride di gusto, cosa molto strana per la danza poiché unire i tempi comici al ballo è assai difficile. Ma Gregory Maqoma ci riesce tanto quanto il suo collega Sidi Larbi ci fa commuovere in “Bound” conducendo gli spettatori in un finale di altissima tensione che trova la sua manifestazione visiva nell’oscillazione ondulatoria di una corda tesa che traversa il palco scenico. Tutto vibra con questa corda: la musica, le luci e i cuori degli astanti. Grandissima danza.

Recensione di Claudia Pignocchi

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